Gavillucci rompe il silenzio: "Samp-Napoli? Feci la cosa giusta, i cori erano vergognosi e dovevano cessare: lo rifarei altre cento volte. Da Nicchi ebbi una risposta tremenda"

Rassegna Stampa  
Gavillucci rompe il silenzio: Samp-Napoli? Feci la cosa giusta, i cori erano vergognosi e dovevano cessare: lo rifarei altre cento volte. Da Nicchi ebbi una risposta tremenda

Claudio Gavillucci, l’arbitro di Latina che ha perso la battaglia contro l’AIA, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport.

«Penultima di campionato, Samp-Napoli, quella sospesa per razzismo. C’era Rizzoli, mi fece capire che avrei diretto anche la domenica successiva, fra l’altro Udinese-Bologna, che aveva ancora un valore per la salvezza. Quale logica c’è nel mandare un arbitro “non tecnicamente all’altezza” ad arbitrare una partita con interessi così importanti in gioco? Inoltre, sarebbe stata la mia 50ª in A, un traguardo che quella sera festeggiai fino a tardi con lui e la mia sestina. Secondo lei, potevo avere sentore di essere dismesso?»  

Due domande: dicono che quella sospensione per razzismo, le è costata il posto, è vero? E poi, visto che non ha deciso solo Rizzoli, chi ha deciso la sua bocciatura?  

«La verità, o quella che penso sia la verità, è che non si può credere alle “motivate scelte tecniche”. Ci sono gli atti che parlano, le relazioni di tutti gli arbitri che ho avuto (solo dopo aver fatto causa) un’ora dopo ave perso al Coni, eppure li avevo chiesti a dicembre. Se quella sospensione abbia influito, non posso e non voglio crederci. Anche se è stupefacente come abbiano cambiato un protocollo Uefa/Fifa dopo l’ultimo Inter-Napoli... Ormai la mano sul fuoco non la metto più su nulla o nessuno. Comunque sia feci la cosa giusta questi cori erano vergognosi e dovevano cessare, lo rifarei altre cento volte».  

Chi l’ha fatta fuori?  

«Dopo Rizzoli, parlai con il presidente dell’AIA, Nicchi. Ringraziandolo, prima di tutto. Perché sicuramente ho avuto la fortuna di arrivare in serie A e di questo sicuramente devo ringraziare Stefano Farina, un maestro che ci ha lasciato troppo presto. Poi però a Nicchi ho chiesto una spiegazione, la risposta è stata tremenda: «L’arbitraggio va preso come un hobby, ora ne troverai altri». In quel momento ho deciso che avrei fatto di tutto per rispetto della mia professionalità, della mia famiglia e affinché non succedesse più a nessuno dei miei colleghi. Non lo si può accettare... Sacrifici, tanti, e poi ti mandano via con un SMS? E perché è un hobby?».  

Ora cosa farà? Continuerà a fare l’arbitro nelle categorie provinciali?  

«Continuerò la mia battaglia. Perché il Coni non ha specificato se la sentenza è nel merito o se ha rinviato tutto ad un nuovo grado di giudizio. Fra l’altro, con una tempistica sospetta (e non è stata l’unica volta), mi sono stati forniti atti e referti della scorsa stagione. E ci sono diverse cose che non tornano, gli avvocati (Gianluca Ciotti e Leonardo Guidi, ndr) mi dicono che ci sono gli estremi per riproporre la causa al TFN per “nuovi motivi aggiunti”. C’è chi ha preso quattro lettere di richiamo l’anno scorso, in un caso a fronte di un voto alto, o chi ha avuto valutazioni buone in partite di cartello a cui sono seguite evidenti sospensioni tecniche. Non voglio paragonarmi a nessuno. Ma se l’AIA riduce tutto ad una classifica di merito, perché per questo sono stato “condannato”, allora tutti dobbiamo correre con le stesse regole, predefinite e trasparenti». 

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