«Non credo che essere un calciatore famoso dia il diritto di essere sopra le regole. Verso le 22.30 sono uscito a portare a spasso il cane, ho visto una fila di auto parcheggiate a bordo strada e un gruppo di persone, tutte senza mascherina, riunite di fronte al cancello. C’erano Mercedes con targa spagnola, tante Jeep e poi sono arrivati diversi taxi con a bordo giovani ragazze. Visto che le cene tra amici non sono consentite e il coprifuoco era scattato da un pezzo, ho deciso di avvertire le forze dell’ordine». A parlare è il vicino di casa di Weston McKennie, l’uomo che mercoledì notte, chiamando il 112, ha portato alla multa del centrocampista americano della Juventus, contravvenzione che i carabinieri hanno fatto anche a Dybala e Arthur e un’altra decina di persone che in violazione delle norme Covid erano tutti insieme a cena (per di più ancora fuori dopo il coprifuoco) nella villa dove abita il texano, una splendida villa sulla collina torinese. Una zona tranquilla, con vista sulla basilica di Superga, lungo la strada che si arrampica verso l’Eremo. I militari del nucleo radiomobile hanno identificato poco più di una decina di invitati. «Mi sembrano pochi – continua il vicino –, secondo me erano molti di più, magari qualcuno si è allontanato. Non ho nulla contro McKennie, che è un ragazzo tranquillo. E io sono un tifoso bianconero. Per questo mi dispiace, ma se invece di andare alle feste pensassero di più al campo... Detto questo, McKennie è un vicino ideale. Sta a casa o va allenarsi, mi sembra un bravo professionista», ma questo non gli ha evitato la chiamata al 112 del vicino juventino. Che non ha neppure fatto calcoli da tifoso, o forse non immaginava che in quel modo avrebbe - come pare, l’annuncio sarà dato solo nel pomeriggio - tolto i tre dalla partita, dal derby della Mole.