Un articolo del Corriere della Sera mette in evidenza come alcune cessioni considerate dolorose hanno invece aiutato il Napoli ad essere libero di esprimere tutto il suo potenziale.
Il Napoli è libero di esprimersi: sfrontato ma consapevole. S’impone con la forza di un gruppo che non annovera al suo interno prime firme, segnano tutti e fin qui 10 giocatori diversi.
Si aiutano tutti. Sorridono, tutti. Sotto il peso di una responsabilità che aumenta a ogni gara vinta. Lo ha detto dopo il 6-1 all’Ajax, il capitano Di Lorenzo: «Sono andati via grandi giocatori e grandissime personalità e questo ci ha responsabilizzato. Stiamo venendo fuori alla grande».
Un profondo respiro: aria fresca. Gli addii (pesanti) di Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz, Ghoulam e Ospina hanno consentito al club una mirabile operazione finanziaria (ha risparmiato il 30 % per cento sul tetto ingaggi), ma sono stati anche il preludio alla primavera. Nessun equivoco: erano e sono giocatori forti tecnicamente, esperti e di carisma. Prime firme che però in tanti anni hanno sì vinto tante partite, mai però raggiunto l’obiettivo.
Calciatori ormai saturi dell’ambiente Napoli, senatori consapevoli e non più disposti a concedere spazio e tempo ai colleghi. Le dinamiche dello spogliatoio sono complesse: la prima firma fa fatica a non giocare, mette il muso quando è sostituito. Il giocatore forte (o comunque riconosciuto come tale) scende in campo con la convinzione che da solo può risolvere la partita.
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