Pep Guardiola è un filosofo del calcio che ama stupire anche fuori dal campo. Lo ha fatto pure dopo Manchester City-Napoli 2-1 quando ha dichiarato di non avere "mai incontrato, né da giocatore né da tecnico, una squadra forte come questa". È una considerazione quasi a prescindere, coerente con tutti complimenti della vigilia all’allievo Sarri e al suo progetto, ma sembra esagerata. Condivisibile invece è Guardiola quando sostiene che «è difficile dominare per 90’ il Napoli», risposta intelligente a chi si sarebbe aspettato dal City un intero match con il ritmo e l’efficacia della prima devastante mezzora. Il fatto è che questo Manchester City non è e non sarà mai come il Barcellona che fu e che probabilmente, con le corrette contromisure, è una squadra affrontabile. E forse battibile.
Il merito principale del Napoli è stato quello di evitare l’abisso dello 0-4 (traversa e salvataggio di Koulibaly sulla linea) e rientrare più o meno in partita, anche se, attenzione, non attraverso il suo classico gioco bensì grazie a episodi (un errore di Walker e una magia di Ghoulam sui rigori, un errore difensivo inglese sulla palla gol di Hamsik).