Ultime coronavirus - Sono cento le aziende della Campania che hanno deciso di rimettersi in gioco e di trasformare la loro produzione per contribuire alla battaglia contro il virus, appartengono ai settori più disparati, dalla moda all'aerospazio, si sono riunite attorno alla Federico II che s'è trasformata in polo d'aggregazione, punto di riferimento per fornire supporto e strutture in grado di affrontare il percorso verso la riconversione nel migliore dei modi prima ancora di chiedere i permessi e le validazioni ufficiali alle autorità competenti.
Come riporta Il Mattino:
"Quattro i settori previsti per le proposte di riconversione delle aziende: mascherine e dispositivi di protezione; respiratori; diagnostica (tamponi); monitoraggio e contrasto. A governare il primo settore, quello delle mascherine (che è il più affollato con circa sessanta aziende pronte alla produzione) i professori Andrea D'Anna ed Ivo Iavicoli; la sezione respiratori è affidata ai professori Francesco Amato, Giuliana Fiorillo, Luigi Carrino e Giuseppe Servillo. La questione diagnostica e tamponi è affidata ai professori Giuseppe Castaldo e Paolo Netti mentre il monitoraggio (droni per la sorveglianza e app per il controllo) è nelle mani dei professori Leopoldo Angrisani e Domenico Accardo. Fin dal primo giorno di attività la struttura dell'università è stata sommersa dalle richieste delle aziende. Attualmente sono poco più di cento con una intensa propensione per il settore delle mascherine intorno al quale ruotano tante imprese collegate al mondo della moda, ma non solo. L'università chiede agli imprenditori di chiarire subito se intendono produrre mascherine chirurgiche o semplici mascherine protettive. Le prime hanno bisogno di analisi sui materiali molto accurate e vanno studiate nel dettaglio. Quelle non chirurgiche, invece, vanno sottoposte a test per i quali l'università di Napoli si sta ancora attrezzando".