Lele Adani, ex calciatore, opinionista e telecronista sportivo, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Di seguito, vi proponiamo gli estratti più significativi, a partire dal rapporto con Diego Armando Maradona: "E Diego disse: dopo di me verrà un altro numero 10... Da due anni, da quando è morto, non c’è giorno che io non pensi a Maradona".
E ai telespettatori che protestano, lui risponde: "I telespettatori vogliono emozioni". Fa niente se non commenterà la finale: "Mi hanno insegnato che quando il mister ti manda in panchina non si chiede mai perché".
A Fabio Caressa, che gli aveva ricordato di come un conto è commentare per gli appassionati di Sky, un altro per il pubblico generalista, Lele Adani risponde: "L’ho sentito dire anche in Rai. Ma pure il pubblico generalista è appassionato di calcio. Legga i messaggi che ricevo. Decine al giorno. Mi scrivono per ringraziare, commentare, chiedere aiuto".
Sull'eterno paragone tra Messi e Maradona, Adani dice la sua: "Messi da diciotto anni ha una continuità non umana. Però ogni generazione ha il suo eroe. Per me il più grande è stato Maradona. Ma Guardiola indica la statua di Cruijff e dice: dobbiamo tutto a lui. Secondo El Flaco Menotti il più grande calciatore della storia è Pelè. Tgli italiani, io dico Baggio. Poi Pirlo. Mio padre dice Rivera".
Il rapporto interrotto con Sky: "Non lo so. Non me l’hanno mai spiegato. Il rapporto prima si è raffreddato, poi si è interrotto".
La diatriba con Massimiliano Allegri: "Non ce l’ho con Allegri. Per due volte ho interagito con lui, per due volte si è tolto l’auricolare e se n’è andato. Non si è evoluto. Lo farà, ne sono certo. Per ora, non mi piace come gioca e non mi piace come parla. Corto muso... Allegri non ha capito che il calcio contemporaneo deve dare emozioni. Il possesso è un mezzo, non un fine. Conta pressare, avanzare, calciare in porta".