Chi definisce il prezzo di un giocatore? Nessuno, se non i club interessati nella compravendita. La Juventus, come tutte le altre squadre, non viola alcun regolamento, perché un regolamento che vincoli i valori dei calciatori in un trasferimento non c’è.
Sturaro è passato dalla Juventus al Genoa maturando una plusvalenza di 12.9 milioni di euro per le casse dei bianconeri. Il trasferimento ha suscitato scalpore, perché il totale della cifra spesa dal Genoa è di 18 milioni considerando anche il prestito da 1,5 mln. Il centrocampista non aveva giocato nemmeno un minuto in questa stagione con la maglia della Juve, e da lì è scattata la polemica.
Dopo il gol di ieri nella vittoria per 2-0 a Marassi, poi, le male lingue hanno dato sfogo ad una serie di accuse di irregolarità.
Ripartiamo da un presupposto: qui non c’è nessuna violazione formale delle regole.
Il giocatore non è un bene che ha un mercato definito, valutato come può essere l’oro o il petrolio. Il suo valore (e non il prezzo) è "determinato" da una serie di fattori difficilmente stimabili: abilità tecniche, forma fisica, ambientamento, anni di contratto rimanenti, età, infortuni pregressi, dati di carriera, periodo storico e potremo continuare ancora.
Se il popolo sostiene che "i 18 milioni per Tizio sono troppi" non ne consegue una stima.
Il prezzo di un calciatore lo fa esclusivamente l’incrocio tra domanda ed offerta, senza nessun tipo di parametro oggettivo che possa definire il costo di un trasferimento eccessivo oppure no. Figuriamoci l’opinione pubblica. Ecco perché né la Juventus né il Genoa commettono una irregolarità: semplicemente perché a riguardo non vi è un regolamento e sarebbe molto complesso strutturarlo.
Il problema dell’aumento repentino dei costi dei calciatori, dai più bravi ai meno bravi, è un meccanismo esponenziale che va avanti da anni. Se nemmeno la FIFA è riuscita a porvi una soluzione un motivo (forse anche qualche interesse) ci sarà.
Si potrebbe cominciare con l’adottare un tetto massimo di spesa, cosa che vedrebbe molti pro ma alcuni (potenti) contro.
Si potrebbe istituire un organo di controllo e valutazione, una sorta di Moody’s del calcio. Una commissione, cioè, completamente indipendente che in base ad una serie di parametri stimi giorno per giorno il valore di mercato dei tesserati dei club professionistici. Parliamo di un lavoro di una vastità e complessità immensa.
Ma anche in questo caso, chi vieta al club di mettere il giocatore X sul mercato ad un prezzo doppio? Che poteri avrebbe la commissione? Potrebbe solo stabilire un range di valore, oppure anche vietare un trasferimento se considerato non regolare? Il problema sta proprio nel determinare i valori e i limiti entro cui agirebbe un organo del genere e come definire un trasferimento "non regolare". Il detentore del cartellino è come il proprietario di una macchina: se voglio vendere la mia usata ad un prezzo fuori mercato è un problema mio e di chi compra. Al massimo resterò con la mia auto vecchia in garage…
Da qui si può arrivare al consueto problema di malafede. Dire che il gol di Sturaro incassato e la relativa sconfitta della Juve facciano parte dell’accordo nei 18 milioni si chiama diffamazione. Questo non vuol dire che tutto sia lindo e pinto, ma che prima di gridare a ladro bisogna avere le prove che il reato sia stato commesso e quello che scappa sia il colpevole. Per evitare che si ripiombi in un'era buia come quella del crac Parmalat istituire un regolamento con contorni ben delimitati su ciò che si può fare, e cosa no, sarebbe il primo passo verso la trasparenza. Ancora meglio se a questo seguisse un controllo oculato. Ma il caso Chievo Verona testimonia che la strada è in salita e dissestata, e chi la affronta lo fa a piedi scalzi.
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