Calcio Napoli - Victor Osimhen ha rilasciato una lunga intervista a France Football. Sono davvero tanti i temi toccati dal centravanti del Napoli che ha parlato del terribile infortunio avuto a Milano contro l'Inter quando il difensore Skriniar gli frantumò uno zigomo ed anche il suo rapporto con l'allenatore Galtier ai tempi del Lille.
Ecco cosa ha dichiarato Victor Osimhen a France Football sull'infortunio capitatogli in Inter-Napoli due anni fa:
"Il club ha gestito tutto in maniera perfetta. Onestamente, quando Skriniar mi ha colpito, è come se avessi ricevuto un colpo secco alla testa. Dieci minuti dopo mi sono alzato, mi hanno controllato per poi portarmi subito in ospedale. Il chirurgo rimase sorpreso, mi disse: "Come fai a stare in piedi?". La prima cosa che dissi ai medici fu: "Di cosa si tratta? C'è qualcosa di serio? Quando giocherò di nuovo?". Penso che in quel momento mi presero davvero per pazzo (ride ndr).
Quando mi hanno spiegato tutto ero praticamente distrutto moralmente. Dissi al dottore che non volevo operarmi, ma lui mi spiegò che non vi era altra scelta: bisognava ricostruire il mio viso. Non è stato un intervento semplice, sono passati dalla bocca per raggiungere l'osso. Colgo l'occasione per ringraziare tutti i medici, hanno fatto un lavoro eccezionale. Sono loro che hanno poi creato la maschera. Il lato della maschera che protegge la parte operata è dura. Se qualcuno la colpisce si fa male. Onestamente non ho più paura.
Galtier? Al primo allenamento con il Lille mi chiese quanti gol avrei fatto al debutto, gli dissi che ne avrei segnati due. Un po' ci scherzammo su, lo stesso Fonte mi promise che se avessi fatto doppietta mi avrebbe portato al ristorante. Contro il Nantes non solo feci due gol, ma un assist me lo diede proprio Fonte. Il secondo gol arrivò al minuto 80, fu una scarica di adrenalina pazzesca. Perdevamo 1-0 e grazie a quei due gol riuscimmo a ribaltare la gara. Al Lille c'era un bell'ambiente, c'erano anche Maignan e Ikoné"
Sul suo passato: "Da ragazzino pensavo solo a scappare via dalle difficoltà e dai guai. Ma sono felice di essere nato e cresciuto a Lagos, nelle difficoltà, per inseguire i miei sogni. Sono molto legato alla mia terra, ho lasciato la mia città solo per il calcio e ci torno per mostrare a tutti che si possono coltivare i propri sogni. Ora ci rido, ma non è stato facile, ho ricevuto tanti no, tante porte in faccia. Ricordo il primo allenamento con la Nigeria Under-17, ci fecero correre tantissimo ed ero sempre tra gli ultimi. Eppure mi presero e da lì le cose sono cambiate.
Lo Charleroi mi ha fatto rinascere, dopo la prima stagione in Belgio già mi voleva un club italiano. Non dico quale, ma io preferii restare in Belgio. Devo ringraziare il mister Felice Mazzu che ha creduto subito in me, mi ha insegnato a gicoare senza palla, a pressare, a posizionarmi in campo".
Sul trasferimento a Napoli: "Napoli ha cambiato la mia vita. Non avevo mai visto una cosa così. Tutta la città vive per la squadra: quando sono arrivato ho chiesto a Mertens e Koulibaly se fosse vero, mi hanno risposto che non avevo visto ancora niente. I tifosi non mi preoccupano mai, anche quando mi fermano per strada. Vogliono solo darti affetto. Allo stadio sono incredibili e ci aiutano. Qualcuno non credeva in me quando sono arrivato in Italia, ma la società e i compagni sì. E questo è fondamentale. Per esplodere avevo bisogno del posto giusto, Napoli è il mio posto".
"C’era chi diceva che non avrei segnato più di cinque gol in Serie A o che sarei finito in prestito in B. Ma le critiche non mi disturbano. Ringrazio il presidente De Laurentiis, il ds Giuntoli e Gattuso che hanno avuto pazienza, e creduto in me: mi dicevano di continuare a lavorare e che il mio momento sarebbe arrivato. Sapevo che lo sarei diventato, ma serve avere un contesto favorevole e rimanere positivi. Drogba e Lewandowski mi facevano sognare, per questo diventare il migliore non deve essere un obiettivo, ma rimanere un sogno da inseguire, in modo naturale. E a Napoli è solo l’inizio”.
Sul rapporto con Spalletti: "Con Spalletti non ho scelta. Faccio gol, ma sono anche il primo difensore. Altrimenti impazzisce. Ma è un genio, se in campo facciamo quello che ci dice lui, possiamo battere ogni avversario. Non potrei essere più felice di quanto lo sia oggi a Napoli. E la città lo merita: è Napoli che mi ha reso quello che sono. La nostra forza è il collettivo, in Serie A c'è tanta tattica e noi non abbiamo un punto debole. Se facciamo ciò che ci dice Spalletti, distruggiamo gli avversari. Anche con Kvaratskhelia le cose funzionano in automatico, lui ha un grandissimo talento ed è un bravo ragazzo, lo adorano tutti."
In chiusura: "Voglio tornare a Lagos per dimostrare ai bambini del mio Paese che tutto è possibile, voglio dare loro la possibilità di inseguire i propri sogni".