«A Torino s’arricetta o s’arricrea?». Le infinite sfumature del napoletano, che è un dialetto mava definita lingua per non indispettire il popolo delle due Sicilie, vengono incontro a chi sul drammatico tradimento di Sarri ha voglia di giocare. Come riporta Il Mattino, non è una cosa seria, qui, il dramma. Figuriamoci quello di Sarri in giacca e cravatta che si arruola nell’esercito nemico.
«Ho fatto il tifo perché andasse alla Juve – dice con la solita franchezza, lo scrittore Davide Morganti - perché da un anno litigo con tutti dicendo quello che penso di Sarri. Andando alla Juve dimostra quello che è davvero. Mai aderito alla linea sarrista, sono stato un suo fan per quanto riguarda il gioco, e poi mi piaceva l’idea che abitasse a Lago Patria, luogo di grande suggestione letteraria. Ma è dall’anno scorso che non ho più stima di Sarri, perché era chiaro che aveva l’accordo col Chelsea a gennaio. Ha dimostrato di essere come uno di quelli che recitano nel wrestling. Volete questo? Vi do questo. È stato un ottimo attore, lo è ancora. Va alla Juve e parla di professionalità. Ma io sono stanco anche della parola professionalità, dell’atteggiamento che si nasconde dietro questo termine. Il calcio non è razionalità ma passione, emozione. Quindi non capisco perché i tifosi debbano capire». E infatti non capiscono. Michele, che vende berretti e bandiere a piazza Dante, guarda la foto di Sarri con lo stato maggiore juventino e si definisce disgustato. «Aereo privato, camicia firmata », sottolinea, «e menomale che era l’uomo con la tuta». Tutto il capannello di avventori annuisce. Un fiotto di indignazione ma poi tutto si placa: «Sette milioni di euro l’anno, ragazzi – dice Nicola, disoccupato -; voi che avreste fatto?». «La cosa veramente grottesca – continua Morganti – è la questione del Comandante. Le identificazioni politichemi fanno sempre ridere». E invece gli unici a barcollare davvero, in questo melodrammadi inizio estate, sono proprio gli ambienti della politica.
«Sarri è una bravissima persona e se torna a Napoli lo accolgo a braccia aperte», dice ecumenico Giuseppe Bruno, conosciuto come Bobò, uno dei più importanti ristoratori flegrei, l’unico a Napoli ad avere avuto Sarri nel suo locale. «Lui ama Napoli in modo viscerale ma ha fatto una scelta professionale. Come tifoso sono deluso anche io, si capisce. Ma non mi ha deluso come uomo: ha fatto la gavetta, adesso arriva un ingaggio importante. Vi svelo un segreto: se la Juve chiama, risponde positivamente anche Jorginho. È mio amico, sono suo testimone di nozze. Mi ha detto: se mi vogliono ci vado. Il calcio è business».