Calcio e Finanza riassume lo scontro in corso nella Lega di Serie A, dove i club si sono spaccati su due posizioni distinti e contrapposte: da una parte Napoli, Lazio e Verona e poche altre, contro Inter, Juventus, Atalanta, Monza e non solo.
La resa dei conti sulla riforma dello statuto FIGC si avvicina. Tra oggi e venerdì infatti sono attesi i documenti ufficiali legati alle proposte di riforma: in particolare entro stasera il documento della FIGC mentre entro il primo novembre dovranno arrivare le proposte delle componenti federali, per arrivare così all’assemblea convocata per il prossimo 4 novembre che dovrà votare definitivamente. Tre sono i punti centrali della riforma dello statuto: l’autonomia per l’organizzazione dei campionati di tutte le Leghe e quella gestionale all’AIA, il diritto d’intesa per la Lega Serie A sulle materie di sua specifica competenza e una nuova riformulazione dei pesi elettorali e delle rappresentanze in Consiglio Federale. Temi su cui anche la stessa Lega Serie A si è spaccata negli ultimi mesi.
C’è chi infatti si è già detto d’accordo con la proposta FIGC, altri invece che vorrebbero spuntare qualcosa in più, sia in termini di consiglieri e pesi (arrivare a 5, che significherebbe la maggioranza tra i professionisti, e il 20%) sia per le questioni legate all’autonomia. Del primo gruppo fanno parte diverse big come Inter e Juventus ma anche altre società rilevanti come Atalanta e Monza; i rappresentanti principali del secondo gruppo, invece, sono la Lazio di Claudio Lotito e il Napoli di Aurelio De Laurentiis, insieme tra gli altri al Verona di Setti. Per ora, però, nonostante il primo gruppo si sia infoltito col tempo, non sono ancora chiari con certezza i numeri.
Ma la conta sui voti potrebbe esserci già nell’assemblea convocata in videoconferenza domani mattina, che sarà chiamata intanto a valutare quelli che saranno gli eventuali effeti (se ci saranno) delle discussioni intrattenute negli ultimi giorni con le varie componenti per quanto riguarda la proposta FIGC. Ma anche passasse la decisione di andare allo scontro con la FIGC, non è detto che poi all’assemblea tutti i club della massima serie voteranno contro il piano di Gravina, considerando che è prevista la possibilità del voto disgiunto (ognuno dei 20 club di Serie A avrà un proprio voto). Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, resta anche la politica.