Notizie - Bufera Pirlo e il corso allenatori. Slalom tra norme, deroghe e strani tesseramenti. Un anno fa la Juve gli affidava la prima squadra. Abilitazione Uefa Pro grazie allâammissione a Coverciano su cui gravano dubbi. Il silenzio di Ulivieri e Figc preoccupa. Questo il racconto di StorieSport:
Da studente a apprendista. Da apprendista a principale della bottega. Da principale di bottega a licenziato. Fuori dalla bottega, fuori da tutto. Tutto in un anno. Tutto così veloce, come una stella cadente che illumina il cielo dâestate: un lampo e un bagliore non sono pur sempre un attimo? Lâha avuto e non lâha colto, Andrea Pirlo. Accolto con iperboli nel giorno dellâinsediamento alla Juventus (âil maestroâ, il âvisionarioâ, il profeta di un nuovo calcioâ) e adesso sparito dai radar, segnalato sulla spiaggia di Ibiza con compagna e gemelli a riflettere sul futuro. Accanto gli è rimasta la famiglia. Quella bianconera lâha invece scaricato dopo dieci mesi. Tanto che a Ibiza, lì dove ha appena rotto il silenzio annunciando in unâintervista su âThe Athelticâ il proposito di voler tornare presto in panca col suo calcio («preferisco perdere col 90% di possesso palla piuttosto che difendermi e segnare in contropiede») è stato travolto da unâondata di commenti velenosi (âvai a leggere, studia il libro di Allegriâ), specie dei suoi ex tifosi.
In dissolvenza scorrono adesso altre immagini, altre parole. âGrazie Andrea, hai avuto coraggioâ, così a fine maggio il club troncava il feeling (biennale) col tecnico che specie negli ultimi travagliati mesi della sua prima stagione da allenatore nei vari salotti tv sarebbe stato idealmente abbracciato e incoraggiato da amici e opinionisti dinanzi a quella frase, âmi terrei, io mi confermereiâ. Finale amaro, invece. Segnato e consegnato da un altro Andrea: Agnelli, lâamico, il presidente, il proprietario. Poche parole, come da copione al miele, per dire addio. Lâabbandonato in un video a lasciare ai posteri il testamento, come disegnasse ancora una delle sue incantevoli parabole da metodista. Stavolta fuori dal prato, fuori dalla panca. Fuori da tutto. «Questâavventura, nonostante un finale che non mâaspettavo, ha reso ancora più chiaro il mio futuro».
Già , il futuro. Pirlo non deve mai averlo avuto troppo chiaro. Dallâautobiografia âPenso quindi giocoâ: «Non farò mai lâallenatore». Il libro una storia di otto anni fa. Le pagine del calcio però girano in fretta, a volte portano a risvolti inattesi, a pagine dirompenti, a finali sorprendenti. Come quelli che invece nel giro di otto giorni lâavrebbero convinto ad accettare la proposta di accomodarsi sulla panchina della Juve under 23 e poi di traslocare lâ8 agosto su quella della Juve di Ronaldo e Buffon liberata dallâesonero di Sarri dopo lâeliminazione dalla Champions senza nemmeno il fastidio di doversi ripresentare davanti a taccuini, telecamere e microfoni. Incombenza assolta già il 31 luglio, nel giorno della presentazione alla Juve 23, al suo fianco Agnelli. Brindisi e augurio. «Pirlo? Lâauspicio è che possa fare il percorso che hanno fatto altri allenatori. Ma bisogna meritarsele, come ha detto lui». Cioè lâaltro Andrea, che aveva intanto appena finito di rivelare. «A tutti piacerebbe fare il percorso di Guardiola e Zidane. Ho avuto offerte anche da squadre di A e Premier League ma ho scelto questo: il migliore con cui iniziare».
Il percorso con i giovani, dalla Lega Pro: percorso mai iniziato. Chissà come sarebbe andata se non avesse fatto il salto triplo mentre era ancora studente sui banchi di Coverciano: magari sarebbe andata diversamente, magari non sarebbe finito in un frullatore, maciullato e poi espulso. âQuanta fretta, ma dove corri, dove vai?â. Magari lâavesse ascoltata la canzone di Edoardo Bennato, prima di accettare. Quanta fretta, troppa fretta. Maledetta fretta.
Allenatore in serie A senza aver ancora ottenuto lâabilitazione Uefa Pro, condizione necessaria come stabilisce il âRegolamento settore tecnicoâ (Parte II, art. 20 e 39 comma Aa) che riprende le direttive Uefa ovviamente sottoscritte dalla Figc. Allenatore in A con uno scatto bruciante, non proprio una roba da repertorio del calciatore Pirlo. Il 30 luglio lâannuncio: si parte dalla Juve 23. Il 31 luglio la presentazione. Lâ8 agosto, sorpresona: Pirlo e non più Sarri. La preparazione alla serie A ormai imminente, le prime amichevoli. Poi il 14 settembre lâesame a Coverciano, relatore Renzo Ulivieri, il direttore della Scuola allenatori, il presidente Aiac (Associazione italiana allenatori calcio), così tanto entusiasta nel catalogare la tesi dal titolo âIl calcio che vorreiâ come «una tesi allâavanguardia, concetti non semplici da applicare ma molto interessanti, tesi di respiro internazionale», proprio lâex allenatore toscano nel 1986 squalificato (tre anni, sentenza passata in giudicato) coinvolto in una vicenda di partite truccate. Renzo Ulivieri dunque il relatore della tesina discussa nellâaula Magna del Museo del Calcio a Coverciano ma anche un componente della commissione esaminatrice, commissione completata dalla professoressa Croce e dai professori Accame e Ferretti. Il 15 settembre il comunicato ufficiale Figc che tra i main sponsor ha la Fiat, comunicato firmato da Demetrio Albertini, il presidente del Settore tecnico: Pirlo ha superato con 107/110 lâesame per lâabilitazione, ha conseguito il patentino Uefa Pro. Il 20 settembre lâesordio in serie A, i tre gol alla Sampdoria e i commenti trionfali: Pirlo è già il maestro dâorchestra della Juve. Una marcia di Radetzky però appena nove mesi dopo silenziata, sotterrata, spenta.
Eppure resiste una voce, restano domande inevase, inascoltate. Pirlo poteva firmare il contratto da allenatore Juve senza avere ancora il patentino per allenare in A? La Juve poteva farglielo sottoscrivere? La Figc poteva acconsentire? Un favore, una deroga, una di quelle che la federazione non fa mai mancarsi, o tutto regolare? E, soprattutto: Pirlo poteva iscriversi al corso allenatori Uefa Pro? Ecco, la domanda giusta potrebbe essere proprio questa: con quali credenziali è stato ammesso al corso? Per rispondere compiutamente, per spazzare ogni dubbio, tocca passare alle carte.
Poteva allenare la Juve, poteva allenare una squadra di A, poteva firmare il contratto lâ8 agosto 2020 pur non avendo ancora ottenuto la necessaria abilitazione, lâunica che consenta di allenare in A e in B? A queste domande si può rispondere con un bel sì. Andrea Pirlo poteva perché allâepoca stava frequentando il corso Uefa Pro a Coverciano e sebbene nella vita reale ad esempio un aspirante alla patente di guida non possa guidare una Ferrari, nel calcio italiano è invece possibile allenare una squadra, persino di Champions. Grazie a una deroga. Lâart. 39, al comma Ad) recita infatti che âil Comitato Esecutivo può altresì concedere deroghe alla disposizione di cui alla lettera Aa) per gli Allenatori che siano stati ammessi e frequentino il Corso per lâabilitazione ad Allenatore PRO. La deroga sarà revocata se al termine del Corso gli stessi non avranno conseguito lâabilitazioneâ.
Secondo punto. Andrea Pirlo poteva iscriversi al corso bandito dalla Figc (comunicato ufficiale 257 del 5 giugno 2019, stagione sportiva 2018/2019), poteva essere ammesso perché in possesso e in regola coi requisiti, poteva non togliere il privilegio a qualcuno che ne avesse avuto diritto o che lâavesse meritato sul campo, allenando? Questo perché il Corso non è a numero illimitato. Al punto 3 câè infatti scritto: âIl numero degli allievi, comprensivo dei soggetti, comprensivi dei soggetti in sovrannumero è stabilito in 25, di cui minimo 15 provenienti dalla graduatoriaâ. Al punto 4: âLa Figc si riserva la possibilità di ammettere al Corso, in sovrannumero del 10%, tecnici dalla stessa indicati, purchè in possesso dei requisiti ai punti 9 e 10â. Al punto 8 câè scritto. âIl Settore Tecnico ha la possibilità di ammettere al Corso, in sovrannumero, gli allenatori in possesso del diploma UEFA A che, nella loro carriera di calciatori, abbiano partecipato ad almeno una fase finale dei Campionati del Mondo con la Nazionale A Italianaâ. Dunque Andrea Pirlo, addirittura campione del Mondo nel 2006, poteva legittimamente usufruire della possibilità prevista dallâarticolo 8, possibilità grazie alla quale sarebbero stati ammessi al corso anche Thiago Motta, Luca Toni e Angelo Palombo, anche loro protagonisti di una fase finale dei Mondiali. Grazie allâarticolo 7 ammessi in sovrannumero invece Caserta e Italiano, âperché allenatori che nella stagione sportiva 2018/2019 hanno conquistato la promozione in serie Bâ. Ma per essere ammessi al corso di laurea di allenatori bandito dal settore tecnico della Figc (gli step sono Uefa B, Uefa A e poi Uefa Pro) bisogna non solo pagarsi il corso (8mila euro più le spese di vitto e alloggio) ma anche essere in regola con altre rigide prescrizioni che si ritrovano andando avanti nel bando. Ad esempio lâarticolo 9 al comma d: âè necessario essere in possesso di un tesseramento di almeno otto mesi dal conseguimento della qualifica di âAllenatore Professionista di seconda categoria â UEFA Aâ, secondo quanto previsto dallâarticolo 20 comma 4 del Regolamento del Settore Tecnico, entro la data di pubblicazione del comunicato degli ammessi al corso. Gli otto mesi di tesseramento possono essere anche non continuativi; per il calcolo fa fede la data di immissione riportata sul tesserino annuale e, salvo non siano intercorsi esoneri o risoluzioni di contratto, il tesseramento si ritiene terminato al 30 giugno della stagione sportiva in cui è in essereâ.
E qui casca Pirlo, verrebbe da dire. E verrebbe da chiedersi: dove e quali sono gli otto mesi maturati dallâallenatore Andrea Pirlo? Pirlo è stato tesserato proprio dalla Juventus nel novembre 2018 non appena ultimato il corso combinato Uefa B+Uefa A, riservato ad ex calciatori di alto profilo (comunicato numero 35 stagione sportiva 2018/2019, firmato dallâallora presidente del Settore Tecnico Gianni Rivera), corso svoltosi dal 4 giugno al 17 luglio 2018 a Coverciano, corso chiusosi con lâabilitazione di âallenatore professionista di seconda categoriaâ conseguita oltre che da Pirlo pure da Batistuta, Chamot, Paolo Cannavaro, Contini, Gilardino, Motta, Matuzalem e Montero. Unâaltra scorciatoia prevista per ex campioni, un richiamo al calcio dâelite che tanti vedono invece solo come una casta, perché tanti allenatori e aspiranti allenatori invece non hanno possibilità di iscriversi, di conseguire il patentino, di meritarsi un approdo.
Tornando a Pirlo e per sciogliere definitivamente un nodo che dura da un anno: come è rientrato nelle more dellâarticolo 9? Tesserato sì per la Juventus a novembre 2018: ma che squadra allenava, che squadra avrebbe allenato fino al giorno dellâammissione al corso Uefa Pro indetto dalla Figc? Dalle carte risulta che Pirlo fosse stato tesserato per seguire (col suo prestigioso palmares da calciatore e con lâaltrettanto prestigioso patentino UEFA A in tasca) una âsquadra minoreâ. I Pulcini? I Piccoli Amici? E ancora. Pirlo è stato tesserato, ma ha poi effettivamente allenato? Perché il senso del bando è allenare, non contempla che un semplice tesseramento consenta il pieno, effettivo e completo decorso necessario a maturare i necessari e obbligatori crediti dâammissione a un corso di livello superiore. Altrimenti, che senso avrebbe prevedere da regolamento per tutti gli aspiranti, tutti questi rigidi step? Basterebbe leggere il modulo di quel primo tesseramento di Pirlo per comprendere e finalmente scoprire quale squadra bianconera abbia allenato. Anche perché nelle distinte ufficiali bisogna certificare tutto altrimenti chissà , magari la Procura federale potrebbe trovarci qualcosa di non corretto. Ma âseguire una squadra da tesseratoâ comporta anche la sottoscrizione di un contratto? Chissà , è unâaltra domanda rimasta in sospeso. Come ancora: come mai Ulivieri, presidente Aiac e che quindi come da sindacato dovrebbe seguire e perseguire gli interessi di tutti gli allenatori, perchè non dice nulla? Lui è responsabile dei corsi (art. 21 e 22 regolamento Settore tecnico), perchè non interviene? Domande come se finissero in un corto circuito. Perchè il presidente dellâAiac segnala al presidente federale il nome del presidente del Settore tecnico. Il presidente Figc nomina il presidente del Settore tecnico che a sua volta nomina il direttore della Scuola Allenatori di Coverciano, che attualmente è sempre lo stesso Renzo Ulivieri, che tra lâaltro dichiara di farlo gratuitamente. Eppure il contratto non lâha mai mostrato e il codice etico vieta incarichi se gratuiti.
Troppe, tante domande che verrebbe da indire un concorso, magari affidandosi a una puntata di Rai Tre: âChi lâha visto?â. Sarebbe una puntata interessante, da seguire con in mano il Regolamento del Settore Tecnico Figc ispirato ai principi di probità e lealtà (per gli allenatori), stessi principi cui si ispirano lo Statuto e il Codice di Giustizia sportiva per le società . Già , chi ha visto il tesserato della Juventus Andrea Pirlo allenare una formazione della Juventus nella stagione sportiva 2018/2019? Il presidente federale Gabriele Gravina e il procuratore federale Giuseppe Chinè potranno mai indire questo concorso? Faranno mai partire questa specie di âcaccia al tesoroâ?