Ultimissime calcio Napoli - Fernando De Napoli ha vissuto lâintero ciclo più vincente del Napoli, indossando la maglia azzurra dal 1986 al 1992 e portando a casa due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Quando si sogna unâavventura europea di grande livello per il Napoli, si pensa sempre alla Coppa Uefa vinta a Stoccarda nel 1989, di questi ricordi l'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno ne ha parlato con Nando De Napoli? nell'edizione odierna.
Il Napoli riparte in Europa League dalla sfida contro il Granada. Il pensiero va al trionfo di Stoccarda, quali sono i ricordi?
«Molti mi parlano ancora dellâautorete, purtroppo feci un errore ma fortunatamente non influì sul risultato. Fu una gioia immensa, metto davanti solo il primo scudetto, del 10 maggio 1987 ho il ricordo di unâemozione che non ho mai più vissuto in vita mia. Non sentivamo neanche il fischio dellâarbitro, correvamo solo con la felicità di aver scritto una pagina di storia fantastica. A Stoccarda, considerando che eravamo lontani da Napoli, era impressionante il calore dei napoletani, i colori azzurri che invadevano sia lo stadio che la città La Coppa Uefa era un trofeo importante, vincemmo grazie ad un percorso grandioso, battendo avversari come Bayern Monaco e Juventus. Un altro flash di quella meravigliosa avventura è la standing ovation che i tifosi del Bayern Monaco dedicarono nel proprio stadio a Maradona e Careca, protagonisti di una prestazione spettacolare. Diego era immenso, gli ho visto fare dei numeri anche in allenamento irripetibili, sono stato fortunato a far parte di quel Napoli ma si vinceva anche perché câera una squadra forte che lo supportava».
Il più grande rimpianto?
«Il nostro Napoli doveva vincere di più, mi dispiace soprattutto per le avventure in Coppa dei Campioni. Contro il Real Madrid fummo sfortunati, tanti tifosi ricordano la partita meravigliosa di cui fummo protagonisti a Fuorigrotta, a Mosca, invece, purtroppo giocammo in un periodo in cui Diego non stava bene».
Sono trascorsi quasi tre mesi dalla morte di Maradona, cosa le ha lasciato questo terribile evento?
«Tanto dolore, non dimenticherò mai Diego. Come calciatore câè poco da aggiungere, posso solo dire che in allenamento ha regalato giocate ancora più belle ma porterò sempre con me soprattutto il suo ricordo sotto lâaspetto umano. Tutti abbiamo dei difetti ma lui era una persona molto buona, voleva giocare e vincere, penso che chi gli è stato vicino non gli abbia voluto bene abbastanza».
Ha già visitato il murale ai Quartieri Spagnoli in suo onore?
«Ancora no, mio nipote mi ha detto che è bellissimo, sono ad Avellino, ho avuto anche problemi con il Covid, ora sto bene e, prima di tornare a Reggio Emilia, sicuramente andrò a visitarlo».