Diego Armando Maradona jr, allenatore del Napoli United, ha rilasciato unâintervista alla Gazzetta dello Sport.
Ti ispiri a qualcuno?
âIl successo passa per il gioco, il protagonismo e la voglia di ottenerlo. Per questo i miei modelli sono Sarri, De Zerbi e ovviamente Guardiolaâ
Uno con un cognome come il tuo forse potrebbe allenare già in categorie superiori. Perché proprio il Napoli United?
âPerché quando ero solo un giovane allenatore senza esperienza hanno creduto in me. Perché ci ho giocato e mi lega un affetto particolare. E poi perché credo che ogni persona abbia il proprio percorso da rispettare. Non voglio correre, ho 36 anni, sono giovane e devo ancora fare esperienzaâ
Per arrivare dove?
âAd allenare il Napoliâ
Ti ha insegnato qualcosa tuo padre nella veste di allenatore?
âLa gestione del gruppo. Come parlare ai giocatori, come motivarli, come cercare di tirar fuori il meglio da ciascuno di loroâ
Magari come accadrà al Napoli questâanno: cosa pensi degli azzurri?
âFin qui hanno dettato legge, sia in Italia sia in Champions. à una squadra bella da vedere e composta da giocatori che stanno bene insieme, il cui top player è senza dubbio Spallettiâ
Ce la faranno?
âSe il Napoli continua a fare il Napoli, non ce nâè per nessuno. Però dopo le ultime giornate, temo che qualcuno abbia voglia di rimettere in corsa qualche altra squadra. E questo mi fa un poâ paura. Mi hanno già rubato uno Scudetto quattro anni fa, un secondo non riuscirei mai ad accettarloâ
Kvaratskhelia detto âKvaradonaâ. Cosâhai pensato la prima volta che hai sentito questo nomignolo?
âChe alla gente piace proprio rompere le scatole ai giocatori. Mio padre non aveva eguali, era il più forte, lo è ancora e sempre lo sarà . Detto questo, il georgiano è straordinarioâ
Che effetto fa sapere che ora quello stadio è intitolato a Diego?
âà meraviglioso, anche se avrei preferito che tutte queste manifestazioni di affetto papà le avesse ricevute quando ancora era in vita. Da vivo non se lo filava nessuno, ora è lâidolo di tutti. Mi riferisco a istituzioni e società , non di certo ai tifosi. Nel loro cuore câè sempre statoâ
Il primo Mondiale senza tuo padre. Il 25 novembre â il secondo anniversario della sua morte - come lâhai trascorso?
âMi sono chiuso in casa, tranne che per andare ad allenare. Ho cercato di vedere meno gente possibile. Le persone hanno perso Maradona, lâidolo, io ho perso papà â