Raffaele Vincenzo Di Sarno, dirigente della prima divisione dell’ospedale Cotugno di Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere del Mezzogiorno:
Dottore Di Sarno, la paura è un sentimento che nell’immaginario non appartiene ai medici. «Non dovrebbe e non è. Ma quando ti capita di vedere gente che arriva qui con le gambe proprie e dopo due ore lotta per sopravvivere in Rianimazione, forse anche noi medici ci ricordiamo di essere persone vulnerabili, con sentimenti e reazioni che troppo spesso mettiamo a tacere. Comunque siamo in guerra e ce la faremo. E non è ottimismo di facciata. Supereremo anche questa».
Un’immagine, una voce che ha nella testa. «Quella di un collega deceduto qui qualche giorno fa. Prima di essere intubato ha detto al rianimatore: posso fare soltanto una telefonata? Devo sentire mia moglie. É stata l’ultima volta che ha parlato con lei. Ecco, quando vedi scene del genere, comprendi che questa esperienza anche per noi medici è unica. Ne abbiamo viste tante, al Cotugno siamo stati in prima linea a causa di tante epidemie, più o meno difficili da gestire. Ma il Covid è un nemico unico e subdolo che ricorderò per sempre».
Molti medici sono risultati positivi, lei non teme il contagio? «Certo, può accadere anche a me. In questa settimana ho fatto tre tamponi. Siamo un polo infettivologico, l’unico con pronto soccorso in Italia, qui i percorsi sono protetti e le attrezzature per noi sanitari non mancano».
Vede i suoi figli? «Ho imposto loro l’isolamento, ma dopo tre tamponi negativi, adesso spero di vederli».