Che Messi riesca a superare in dribbling anche i cammelli del deserto è una immagine divertente. Se diffusa da un opinionista in tv è persino gradevole nella monotonia di certi commenti di calcio, seriosi fino ad essere allarmanti, un telespettatore che si metta all’ascolto in quel momento potrebbe temere sia accaduto qualcosa di grave. L’immagine di accattivante simpatia è entrata purtroppo nel repertorio di Daniele Adani, detto Lele, modesto terzino che chiuse la carriera nella Sammartinese per aprire colme secondo allenatore del Vicenza una ancor meno luminosa carriera in panchina. Adani finora si è fatto notare per commenti molto sofisticati, magari incompresi ma sufficienti per farlo apparire ai più disattenti un luminare del calcio.
I Mondiali in Qatar fanno scoprire l’ennesimo. Adani. Un dissennato cantore di Messi che con toni inutilmente accorati presentano il campione argentino come un inviato del paradiso sceso sulla terra per regalare calcio sublime. "Dovete amarlo tutto perché vedete calcio grazie a lui che è un bambino con il calcio negli occhi".
Ma che dice? Adani è questo, tranquilli. Sarebbe ancora tollerabile, basta cambiare canale, se ogni volta non vi fosse il riferimento a Maradona, quel mostruoso tentativo di rappresentare Messi come una reincarnazione di Diego. Il maldestro espediente di confondere entrambi per poi ribadire che è il più grande calciatore del mondo. Chi, Messi o Diego?
Adani è fuori dello stile Rai, appare come un refuso, un errore di stampa, un articolo fuori tema, un incidente della professione, il poeta del futile sconfina in un involontario Blob, rischia di diventare un’astiosa macchietta. I social riferiscono che i napoletani minacciano di tifare per ripicca contro Messi, sbagliato anche questo, di male in peggio. Niente paura, presto finirà il Mondiale che proprio in queste ultime fasi era diventato interessante, persino spettacolare. Calma, Adani non fa del male a nessuno. Alla Rai, a Messi, ai nostalgici custodi della memoria di Diego, al prestigio di una professione, agli stessi opinionisti del calcio, a nessuno. Adani esagera, ma va bene anche così, è una iperbole di se stesso, le sue bizzarre esternazioni si disperderanno come bolle di sapone nel più debole dei venti. In natura nulla si crea, tutto di straforma, ci insegnarono a scuola. Inutile pensare che sia scoppiato un caso. Il nulla si trasforma in nulla.