Ultime calcio - Quando il bestiario del calcio ancora prevedeva aquile e puma, pantere e condor, leoni e gazzelle, Pasquale Bruno era semplicemente âO animale. Ha parlato a La Repubblica:
Pasquale Bruno e Di Canio
E un giorno Boniperti la comprò.
«Neppure mi disse quanto mi avrebbe dato di stipendio, firmai in bianco, mi voleva anche lâInter ma non câera partita. Oggi nessun giocatore farebbe una cosa simile, neanche lâultimo dei pivelli. Noi eravamo matti e romantici».
Eravate migliori?
«Senza dubbio, da ogni punto di vista. Umano e tecnico».
Anche tecnico?
«Io affrontavo Maradona o Van Basten, Careca o Giordano. Oggi esistono due fuoriclasse, Messi e Ronaldo, il resto è roba appena normale. Quando sento dire che Dybala sarebbe un grande campione, sorrido».
La mitica marcatura a uomo.
«Lâunico vero modo di essere difensori. Durante il lockdown ho rivisto le partite del Mundial 82, Italia-Argentina con Gentile su Maradona: diomìo! Se sbagliavi, sbagliavi tu, ora si dà la colpa alla linea difensiva. Bella la vita».
E câè pure il Var.
«Il marchingegno che rende insopportabili le partite. Il Var non è giustizia, è unâillusione ottica. Quando giocavo, solo lâarbitro sapeva se la mia mano addosso a Maradona era davvero fallo, cosa ne può capire una telecamera? à tutto distante, virtuale, infatti la gente non si affeziona più».
I calciatori sono diventati fighetti anche in campo?
«Assolutamente sì. Ai miei tempi per gli attaccanti era peggio, a noi difensori veniva concesso molto. Una volta Ramón DÃaz andò dallâarbitro e gli gridò: "Bruno mi ha staccato la pelle!"»