Valon Behrami torna a parlare dopo tre anni di silenzio. Il centrocampista svizzero, che ha giocato a Napoli dal 2012 al 2014, ha chiuso la sua carriera da calciatore lo scorso giugno a Brescia e ieri ha rilasciato una lunghissima intervista al giornale svizzero Blick, un'intervista a cuore aperto nella quale ha affrontato anche temi che riguardano la sua vita privata, oltre che del passato da calciatore.
Ultimissime notizie. Innanzitutto Behrami svela il motivo di questo silenzio e del suo improvviso addio al calcio: "Io e mia moglie abbiamo cancellato tutti i profili social 5 anni fa. Non volevo più mischiare calcio e vita privata. Ormai non provavo più emozioni per i tifosi, per lo sport. Volevo solo stare con le mie figlie, non ho sentito niente per 7-8 mesi, ero mentalmente morto e non mi importava più di vincere o perdere le partite".
Si parla del suo passato, della sua infanzia, dei litigi con Petkovic e le vicende con la Nazionale svizzera. Poi Behrami parla anche di Napoli: era il dicembre del 2012 quando alcuni malviventi gli si avvicinano, gli puntano la pistola alla testa e gli rubano l'orologio. Behrami racconta: "Ero in macchina e ho notato qualcuno che mi seguiva. Mi hanno rotto lo specchietto laterale, io ho abbassato il finestrino e mi hanno puntato una pistola alla testa. Sono rimasto shoccato e mi hanno rubato l'orologio".
Behrami continua a raccontare: "Uno di loro indossava una calza sulla testa, ma ho visto l'altro e sono andato alla Polizia. Come nei film mi hanno chiamato a fare il riconoscimento, nascosto dietro un vetro e ho identificato il ladro".
à qui però che la vicenda si fa agghiacciante: "Nei due o tre mesi prima del processo, ho ricevuto minacce dalla famiglia di quell'uomo. Un giorno sono andato dal parrucchiere con mia figlia e mi hanno rubato la macchina. Lì ho detto: voglio andarmene da qui".
Quanto alla refurtiva, invece: "Hanno ritrovato sia l'orologio che la macchina, perché ero un giocatore del Napoli".