Notizie Napoli calcio. Salvatore Bagni ha giocato con Maradona dal 1984, anno del suo arrivo, fino al 1988. È stato uno dei suoi più grandi amici. Lo ha ospitato diverse volte a casa sua a Correggio, in Emilia. Nei momenti più bui della vita del Pibe de Oro, il centrocampista azzurro gli è stato sempre accanto.
Ecco le parole di Salvatore Bagni ai microfoni del Corriere del Mezzogiorno:
Venticinque anni di amicizia con l’asse argentino, le avrà confessato tante cose...
«Ho vissuto Diego profondamente, quando purtroppo è morto, ho deciso di parlare una sola volta a Napoli. L’ho fatto in segno di rispetto e ho cercato di onorare la sua memoria. Tutti hanno detto la loro,, ma io credo di averlo conosciuto meglio di tutti».
Un ricordo particolare?
«Ce ne sono tanti. Passavamo le notti a parlare dei suoi problemi che tutti conoscevano. L’ho vissuto nel privato e ho cercato di aiutarlo. Con me si apriva molto».
Ogni volta che veniva in Italia, il passaggio a casa Bagni quindi era d’obbligo?
«È stato da me minimo 10 giorni, ma anche due mesi. Si sentiva a casa, in famiglia: capiva che aveva intorno affetto vero. Ci volevamo bene, gli abbiamo voluto bene. E abbiamo lottato affinché potesse risolvere i suoi problemi».
E lui le era grato, aveva un profondo senso dell’amicizia
«Noi lo abbiamo vissuto nel pieno dei suoi problemi e lo abbiamo accettato. Qui trovava la porta aperta, magari dalle altre parti era chiusa».
C’era anche un grande rispetto tra voi.
«Non mi ha mai mandato a quel paese, nonostante affrontassi argomenti che a lui in quel momento non piacevano. Siamo stati molto vicini anche se lo mettevo di fronte alle sue responsabilità».
Nel 1990 è stato da voi per l’ultimo dell’anno.
«Diego sapeva che io non ero un festaiolo. Non l’ho mai fatto da calciatore e non lo faccio ora. Mi piace vivere il giorno e la notte sto a casa a riposarmi. Però da noi si sentiva in famiglia e quell’anno si divertì molto. Lui invece era un amante della notte».
Il segreto della vostra amicizia?
«Lo trattavo come Diego e non come Maradona. E a me lui da Salvatore. C’erano delle regole in casa mia e doveva rispettarle. Lui era intelligente, scaltro: non lo fregavi. Conosceva alla perfezione le persone, anche quelle che gli facevano del male. Magari si è fidato delle persone sbagliate».
Poi si è allontanato da lei.
«Per stare con Diego bisognava viverlo 24 ore su 24. Io ho un lavoro importante che mi piace e lui lo sapeva. Continuavo a sentirlo al telefono. Forse in quel momento aveva bisogno di altre persone. Il suo vuoto è incolmabile. Ho avuto la fortuna di viverlo intensamente, ma mi manca molto».