Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione âA Pranzo con Chiarielloâ è intervenuto il procuratore aggiunto di Napoli Sergio Amato per parlare della sicurezza negli stadi. Di seguito le sue parole:
«Ci sono delle difficoltà oggettive per quanto riguarda i controlli allâingresso negli stadi. Tante volte vediamo che i gruppi organizzati entrano tutti insieme: quando si verificano questi ingressi di massa, la gestione dellâordine pubblico è complicata. Câè un allarme violenza nelle curve? Câè un allarme violenza, non solo negli stadi ma nella quotidianità dei cittadini. Non si può pensare che lo stadio sia unâisola felice, anche perché in alcuni settori câè una concentrazione di pregiudicati. Dovremmo iniziare a negare la definizione di âtifosiâ per determinati gruppi. Non si tratta di tifosi di una squadra di calcio, ma di soggetti che puntano a far diventare lâevento sportivo unâoccasione per manifestare il proprio modo di essere.
Se faccio il paragone con gli anni â80 mi sento di dire che oggi il problema degli stadi è molto più contenuto. Ma lâeffetto è che certe forme di manifestazione violenta si sono spostate allâesterno dello stadio. Gli steward non sono in grado di fronteggiare un fenomeno del genere, perché non hanno gli strumenti e perché non sono sufficienti numericamente. Abbiamo mutuato molti provvedimenti che sono stati presi dal governo inglese, ma nonostante ciò non si è raggiunto lâobiettivo: bisogna interrogarsi su questo. Il problema è che non câè effettività della pena. Tra le file degli ultras ci sono criminali, di natura ordinaria e di natura camorristica. Fino a poco tempo fa la ripartizione delle tifoserie ultras tra le due curve, rifletteva gli equilibri camorristici in città . Questo dato attualmente è fortemente scemato, ma le persone restano e resta anche la loro indole criminale. Sono contrario allâidea della punizione collettiva: vietare a tutti una trasferta, perché non si è capaci di ostacolare le condotte violente di gruppi determinati, è una cosa che proprio culturalmente non mi piace».