Ecco un passaggio dell'intervista rilasciata da Salvatore Soviero ai microfoni di CalcioNapoli24.
Passato alla storia anche per quella rissa in Messina-Venezia che ti costò una lunga squalifica in campionato. Ci racconti cosa successe?
“Sì, cinque mesi di squalifica, meno male che tre, di quei cinque, erano mesi estivi. Ho pagato un gesto plateale che ha avuto ricadute sulla mia immagine personale. A distanza di dieci anni uno ci ride su, ma sono stati mesi terribili. Era una fase delicata del campionato, il match era molto teso, si parlava molto con gli arbitri, la partita era caricata da varie frecciatine. L’arbitro cacciò il quarto rosso per noi, io non ci vidi più. Mi istigavano, dalla panchina del Messina urlavano: “Siete retrocessi, ti vengo a prendere a casa!”. La mia intenzione era quella di portarmene un paio nel pullman, figuriamoci se li avrei aspettati a casa! Non faccio nomi, ma di certo non era il tecnico del Messina, smentisco tutto ciò che è stato sempre detto sull’allenatore”.
In un Napoli-Crotone tu difendevi la porta dei calabresi al San Paolo. Finì 1 a 0 per il Napoli con rete di Calaiò. La Curva B non fece altro che fischiarti per il tuo passato con Salernitana e Avellino. Come gestivi quelle situazioni?
“Io sono un istintivo, ma mi sento napoletano. Non mi lasciavo intimidire da nessuno, al di là che si trattasse dei tifosi del Napoli. In campo non è mai morto nessuno. Reagisco coi i gesti alle offese, poi si racchiuse tutto nei 90’, ognuno tornò a casa propria senza rancore. Purtroppo sono una persona che non ‘se le tiene’ (le offese), rispondo ad ogni provocazione. Mi carica di più durante una partita. Non è vero che i napoletani mi sono antipatici, anzi. Ma in campo non riconosco nemmeno mio fratello”.