Il Napoli ha distrutto la Juventus 5-1 sul terreno di gioco del Diego Armando Maradona, Luciano Spalletti ha stravinto la sua personale sfida delle panchine con Massimiliano Allegri. Non soltanto dal punto di vista tattico, ma anche dal punto di vista mediatico e di comunicazione.
I tre passi del mister:
Al di là delle cose da campo, però, c’è da sottolineare un gesto al limite del puerile: nel calcio si può perdere, ma bisogna saperlo fare. Subito dopo il fischio finale di Doveri, Max Allegri - divorato dalla delusione, certo - fila via verso le scale che portano agli spogliatoi senza dare la mano a Luciano Spalletti, che invece gliela tende e riesce a stringergliela dopo qualche metro.
Poca sportività, poca educazione, poco garbo: tutte qualità che nel mondo del calcio dovrebbero farla da padrone, e che ieri sera sono mancate nell’allenatore della Juventus. Quando finisce una partita, si va a dare la mano a prescindere dal risultato. Non si scappa via, anche perchè gesti del genere poi sui social rimbalzano e ottengono visibilità. E vanno oltre la prestazione del campo, che si vinca o si perda. Direbbero in Toscana: “Chi all’onor suo manca un momento, non vi ripara poi in anni cento”
Inutile tirar fuori le scene di Spartak Mosca-Napoli. Perchè in quel caso fu Rui Vitoria, prima del match di Europa League, a non salutare Spalletti: “Si saluta all’inizio e non alla fine quando s’è vinto”, disse il mister. Dopo ieri sera, si può aggiungere un piccolo paragrafo su Allegri: si saluta anche quando si perde.
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