La delusione più grande della storia del Napoli

Editoriale  
Carlo Ancelotti, allenatore del NapoliCarlo Ancelotti, allenatore del Napoli

Carlo Ancelotti, la delusione più grande della storia del Napoli

Affondare sì, ma con gli uomini che hanno ‘deluso’ di più: si possono intendere così le scelte di formazione, per cercare di salvare il salvabile o di ritardare l’inevitabile exitus. Sette partite senza vittorie per Carlo Ancelotti, la più grande delusione della storia del Napoli: nella sua carriera da allenatore, solo una volta ha registrato una serie più lunga senza successi nei Top-5 campionati europei (otto nel 1996/97, sulla panchina del Parma). Un dato indicativo di una situazione paranormale.

Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, durante Udinese-Napoli 1-1

Otto punti dal quarto posto che vale la Champions League - dieci se dovesse vincere il Cagliari. La zona retrocessione - eufemismo - paradossalmente è più vicina. Nemmeno nei nostri peggiori incubi avremmo potuto immaginare di trovarci in questa situazione ad inizio dicembre, eppure il Napoli di Ancelotti è lì. Senza un gioco ben definito da tempo, in confusione e totalmente incapace di trovare la via del gol contro un’Udinese schierata interamente davanti a Musso: schierare Lozano in mezzo a tre lungagnoni è stata una fregatura, inserire Llorente e non bombardare di cross l’area di rigore - e quando è successo, è stato senza risultati - rischia di sembrarlo.

Soprattutto, dopo quindici tiri nel secondo tempo - ma solo tre in porta, tre - è inaccettabile uscire con un punto dalla Dacia Arena e affermare di voler ripartire da lì, di voler aspettare la prossima partita. Qualcosa di già sentito e che sa di stantio. Una squadra ben organizzata e che ha voglia, e di gran lunga superiore all'Udinese, nel secondo tempo troverebbe il modo di entrare in porta con il pallone e non acciufferebbe il pareggio con un'azione estemporanea. Spal, Atalanta, Roma, Genoa, Milan, Bologna, Udinese: nelle corde e nel talento del Napoli potevano esserci non meno di 17-19 punti, ne sono stati conquistati 5. Un macello tremendo.

Carlo Ancelotti e Dries Mertens durante Udinese-Napoli 1-1

Quale può essere il futuro adesso? Ancelotti contro il Genk si gioca la panchina (e non è detto che chi arrivi abbia la bacchetta magica, ma almeno un po’ di chiarezza sì), ma la macchia azzurra sulla sua carriera è ormai indelebile. A prescindere da tutti i discorsi fatti sul suo staff, ci aspettavamo tutt’altro da uno degli allenatori che più ha vinto in carriera. La delusione è enorme. Sia chiaro: anche i calciatori e la società hanno le loro colpe (mercato? mancati rinnovi?) e il solo Ancelotti non ha il 100% delle responsabilità (ma se la squadra non ha enormi idee ed incappa in errori difensivi, la questione è di sua competenza). Più facile cambiarne uno che molti, a meno che il progetto della società - che ha confermato più volte a mezzo stampa, a microfoni accesi e spenti, la fiducia all’allenatore - si racchiuda in un insano e francamente impensabile ed impossibile ribaltone della rosa durante il mercato di gennaio. Aspettiamo martedì e vediamo gli sviluppi. Ma la delusione enorme, quella sì, rimane eccome.

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