Lanciando lo sguardo sul panorama musicale che tratteggia Mario Maglione nei suoi spettacoli, ci si addentra nei vicoli di antichi testi lì dove la cultura ti accoglie con un mandolino, tutt'altro che retorico, che crea, in simbiosi con la chitarra, quell'atmosfera pregna di ricordi, di viaggi a ritroso proiettati tra presente e futuro su una voce vellutata. L' eleganza e la raffinata ricerca gli hanno permesso di sperimentare nuove sonorità pur restando fedele alla tradizione musicale napoletana, la più conosciuta al mondo. Un timbro che tocca accenti leggeri e acuti, potenti, che si muovono su arie frizzanti da respirare in quelle che lui stesso definisce passeggiate tra le note. Lo chansonnier di Mergellina è così. E così piace in tutto il mondo, ovunque facciano tappa le sue esibizioni.
Mario, un artista è tale perchè ha una sensibilità superiore alla media. Tu che giri il mondo portando in alto il nome di Napoli, come vivi il razzismo 'italico' verso la nostra città?
"Fa sempre male quando si vede infangare ingiustamente qualcosa, qualcuno o una città, è doloroso finanche constatare che parlare di certi argomenti è ancora necessario. Io però più che questi temi, vorrei sottolineare come nella nostra stessa Napoli ci siano frazionamenti che non aiutano a fare sistema e fronte comune per respingere gli attacchi esterni, anzi. La disgregazione interna spesso ci caratterizza e si finisce per dare una risposta che sa di vittimismo pregno di banalità e retorica fine a se stessa. Ovvero, incassiamo il veleno, ci indigniamo, ma ci fermiamo a condannare senza passare all'azione, ad un contropiede, per dirla in termini calcistici".
Profonda verità, ma cosa bisognerebbe fare?
"In primis approfondire, conoscere meglio noi stessi, la nostra storia. A partire da me. Sai che io non sono mai stato al Museo di San Martino? Sai che ho tenuto un concerto in una Chiesa del Vasari che nemmeno sapevo esistesse? Voglio dire, nascere in un luogo non è condizione sufficiente per amarlo. E' solo il primo passo. Per tutelare qualcosa bisogna essere consapevoli di ciò che custodisce. Altrimenti è vuoto campanilismo. Quando vado a cantare all'estero mi rendo conto che, ad esempio in Giappone, conoscono la nostra storia molto meglio di quanto possiamo immaginare minimamente di conoscerla noi. A Tokyo ci sono cultori incredibili della canzone napoletana che reputano la più famosa al mondo. Noi quasi l'abbiamo dimenticata".
C'è una cosa in particolare che ti dà fastidio?
"Fastidio no, ma un sorriso amaro ce l'ho sulla supponenza, la spavalderia che alberga in tanti napoletani. Evitando generalizzazioni, se tu sai fare qualcosa arriva sempre chi dice "che ce vo', lo so fare anche io", e poi all'atto pratico non sa fare nulla. C'è una borghesia classista che snobba. Vi invito a leggere una poesia di Viviani, il titolo è Campanilismo. La nostra è una terra meravigliosa ma ricca di contraddizioni, non sa tutelare i suoi figli. Esempi ce ne sarebbero tanti. Girando in vari Paesi mi sono accorto che nei posti dove occorre qualità ci sono sempre napoletani, ovunque. A Napoli manca la cura, la tutela di chi eccelle. Si tende spesso a sminuire. Ma la mia non è una critica, è una constatazione su quello che reputo un comportamento inconscio che potrebbe essere però affinato e superato. Ci sarebbe tanto da dire soprattutto sulle cause, sull'immigrazione che ha martoriato il nostro popolo, sui problemi economici, ecc. ecc., ma faremmo notte".
A proposito di immigrazione, c'è chi va via e chi torna o punta su Napoli per un motivo o per un altro. Penso a De Laurentiis, De Magistris...
"Il Presidente del Napoli è un uomo con radici campane che ha capito molto bene l'intimo del napoletano, un po' come De Magistris. De Laurentiis è 'tornato' a Napoli più per affari che per affetto. Magari l'affetto lo sta maturando cammin facendo. Ha comunque tanti meriti ed ha rilevato una società che oggi vale molto grazie alle sue capacità ma anche e soprattutto all'eterno amore dei tifosi. Sul versante Sindaco, lui credo saprà che c'è tanto da lavorare e non credo sia il caso di parlarne visto che entriamo in clima elettorale".
Facciamo così, evitiamo la politica, ma parliamo di un tema che accomuna entrambe le figure: sei per la ristrutturazione del San Paolo o per un nuovo impianto?
"A me piacerebbe veder sorgere una nuova struttura esclusivamente dedicata al Napoli, magari in un zona dove c'è maggiore spazio e una logistica adeguata per tutti gli spostamenti dei tifosi. Il San Paolo è uno stadio storico, va certamente ristrutturato ma lasciato alle associazioni culturali e sportive per seminare nuovamente una vita sociale fatta di aggregazione, eventi, spettacoli, grandi concerti. Già che ci troviamo, mi piacerebbe vedere risorgere con attività di spessore anche via Caracciolo, via Gerolomini, Mergellina, dove io sono nato e cresciuto, la villa comunale. Un tempo c'era la festa di Piedigrotta, musica, sapori, emozioni, una città in fermento. Cosa aspettiamo a rinascere?".
Se De Laurentiis fosse una canzone?
"'Uapparia', chiaramente nell'accezione migliore, nel senso che lui è un tipo tosto: occorre una canzone importante per rappresentarlo. Una di Bovio insomma".
Chi è il calciatore più napoletano nell'attuale rosa?
"Sarebbe banale dire Cannavaro, io invece dico tutti tranne Cavani. I calciatori, bene o male, quando arrivano da noi entrano subito in sintonia con la città, Edinson invece pur amalgamandosi con tifosi e squadra, conserva una sorta di equidistanza rispettosa. E' una persona meravigliosa, mi piace molto, nel momento in cui segna innalza le braccia al cielo, entra in contatto con Dio, e poi nell'esultare con i tifosi non dimentica mai di abbracciare i compagni. Mi emoziona il suo modo di fare, di essere. Un atleta encomiabile, un professionista ineccepibile. Un grande davvero. Inutile dire che spero resti con noi tanti anni ancora".
Juve-Napoli, una sfida scudetto dal sapore antico...
"Gli azzurri il loro scudetto l'hanno già vinto. Vedete quanto spendono in più a Torino per pagare stipendi e comprare giocatori. Mazzarri e i suoi ragazzi stanno facendo un lavoro eccezionale. Io che non sono mai stato un accanito tifoso, anche se, sia chiaro, seguo ogni partita da sempre, mi sto affezionando a questo gruppo compatto che difende i nostri colori. Vedete la granicità e il fronte unico che hanno saputo creare quando il Napoli è stato coinvolto ingiustamente nel calcioscommesse: emozionanti, eroici".
E' da tempo che non ti vediamo in tv a parlare del Napoli...
"Mi fa piacere questa considerazione, e ti dico subito che non capisco come mai non mi invitano a trasmissioni come Number Two o altre simili. Faccio un appello ufficiale, scherzoso, a Germanesi: chiamami, non te ne pentirai".
Qual è la ricetta giusta per vivere di emozioni, arte, come fai tu...
"Coraggio, quello di affrontare dolori e gioie; semplicità, evitando la falsa umiltà per ottenere; l'amore, verso se stessi e gli altri, con relativa umanità e apertura al dialogo; e per chiudere il cerchio, l'anima, la capacità di ascoltarsi, affinarsi. Le prime tre sono come gli accordi alla base delle canzoni napoletane, ma direi che sono alla base della vita. L'anima è la chiave di volta per superare noi stessi. Per associazione di idee, dunque, la canzone napoletana se è famosa nel mondo, se è considerata la migliore, è probabilmente perchè continiene note che toccano corde vitali".
Ti faccio dei nomi, aggiungi qualcosa...
Massimo Troisi... "Un dispiacere enorme, è andato via troppo presto. La degenerazione che viviamo oggi mi porta a dire 'chissà se oggi anche uno come lui non avrebbe avuto difficoltà ad esprimersi qui'. Un altro figlio che probabilmente sarebbe stato costretto ad andare altrove per esprimere il suo grande talento'".
Roberto Murolo ... "L'eleganza napoletana. Sono orgoglioso di aver lavorato con lui, di averlo frequentato per tanti anni. E' stato per me un secondo padre. Una persona speciale, semplice. Soffriva perchè non tutti lo capivano, ma lui non era popolaresco e per fortuna ha avuto ciò che meritava con Mia Martini, De Andrè e Arbore, artisti immensi che ne hanno colto la raffinatezza".
Sergio Bruni... "Ecco, mi riallaccio a quanto dicevo: un artista monumentale, strepitoso, popolaresco a differenza di Murolo".
Maurizio Costanzo ... "Sono stato tante volte ospite al Parioli. Lui ha sempre avuto il polso della situazione a livello televisivo, sapeva e sa in anticipo come si evolvono gli usi e costumi e li asseconda cavalcandoli in forma di show. Piaccia meno è così".
Qual è il personaggio più strano che tu abbia mai conosciuto?
"Cacciafumo, un impresario che raccoglie la bellezza e le contraddizioni del napoletano di cui parlavamo qualche istante fa. Purtroppo non c'è più, ho saputo che ci ha lasciati e mi è molto dispiaciuto. Quando ero ospite del 'Costanzo Show', in molti mi cercavano per farmi cantare ad eventi, serate. Io non avevo impresari e non dicevo si a tutti perchè magari qualcino non mi convinceva a livello professionale. A lui subito dissi sì solo perchè mi era simpatico. Mi diede una data, dovevo esibirmi a Pietradefusi e gli dissi che alle 20 avrei iniziato per poi mantenere un altro impegno non molto distante da lì. Lui non si fece trovare, venne alle 22 e mi disse: "Ccà sta 'a faccia, pigliem' 'a paccheri". Lo abbracciai perchè capii che pur di fare esibire me, e sapendo che con gli orari non riusciva, mi tese un piccolo tranello. Ecco, furbizia, scaltrezza, ma anche passione".
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
"Andrò prossimamente a Madrid per preparare il concerto che a Maggio terrò in Giappone".
Come fa un napoletano a strappare applausi a Tokyo come fai tu?
"Riversando nelle sonorità i colori di una Napoli fantastica che ha generato quella musica conosciuta e apprezzata nel mondo. La mia soddisfazione più grande, e mi è capitato spesso, è quando alla fine dei concerti persone si avvicinano e mi dicono: "Mi hai fatto venire la voglia di fare un viaggio a Napoli". Che gioia".
Parlavi di Viviani prima e della poesia Campanilismo. Ringraziamo Mario Maglione per l'intervista e la citazione: ve la proponiamo...
"Grazie a voi, ad maiora".
Nu Milanese fa na cosa? embè,
tutta Milano: - Evviva 'o Milanese!
È rrobba lloro e l'hann' 'a sustenè,
e 'o stesso 'o Turinese e 'o Genovese.
Roma? : - Chisto è Rumano e si è Rumano,
naturalmente vene primma 'e te.
Roma è la Capitale! E si è Tuscano,
Firenze ne fa subbito nu rre.
Si fa na cosa bona nu Pugliese?
Bari, cu tutte 'e Puglie, 'o ffa sapè.
Si è d' 'a Basilicata o Calavrese,
na gara a chi cchiù meglio 'o po' tenè.
È nu Palermitano o Catanese?
tutt''a Sicilia: - Chisto è figlio a mme!
Si è n'Umbro, Sardo, Veneto, Abruzzese,
'a terra soia s''o vanta comme a cche.
Le fanno 'e ffeste, aizano 'o pavese:
senza suttilizzà si è o nun è.
Nun c'è nu Parmigiano o Bolognese
ca 'e suoie nun s' 'o difendono; e pecchè
si è nu Napulitano, 'a città soia,
'o ricunosce e nun ce 'o ddà a parè?
S''o vasa 'nsuonno e nun le dà sta gioia.
E 'e trombe 'e llate squillano: " Tetèee! "
Qualunque cosa fa, siente: - " E ched'è? "
" 'O ssaccio fà pur'io. " " Senza pretese. "
E chesto simme nuie. Dopo di che,
Nun se fa niente 'e buono a stu paese?
E tu, Napule mia, permiette chesto?
Strignece 'mpietto a te, figlie e figliaste.
Arapencelle 'e braccia e fallo priesto:
avimm' 'a stà a " guaglione " e simmo maste.
T'avante 'e vermicielle, 'e pummarole:
mmescace pure a nuie si 'o mmeretammo.
Che vvuò ca, cu stu cielo e chistu sole,
te dammo nu saluto e ce ne jammo?
Campanilismo bello, addò sì ghiuto?
facimmolo nuie pure comme a ll'ate.
si no p' 'a gente 'e Napule è fernuto,
e nun sarrammo maie cunsiderate.
Talento ne tenimmo, avimmo ingegno:
nu poco sulo ca ce sustenimmo,
cunquistarrammo chillu posto degno
ca, pè mullezza nosta, nun tenimmo.
Quanno na cosa è bbona e è nata ccà,
nu milione 'e gente l'ha da dì.
E vedarraie po' Napule addò va,
cu tutto ca è 'o paese d' 'o ddurmì.
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