Napoli - L'edizione odierna di Repubblica pubblica una intervista a Gianni Minà , che accetta per la prima volta di parlare di maradona dopo la sua morte. Vi riportiamo alcuni passaggi. Dal quotidiano si legge:
Dagli spogliatoi in festa dellâex San Paolo dopo quel rigore allâItalia alla rabbia mondiale dellâOlimpico, da Boston a Dubai, il giornalista ha condiviso negli anni certe immense fragilità , raccolto gli sfoghi del campione. Che non è mai stato clemente con se stesso: "Quando il divertimento è diventato una dipendenza, ho cominciato a far soffrire quelli intorno a me. Maledico ogni volta quel giorno in cui accettai la coca, certe volte non riesco a tenere in mano un bicchiere dâacqua. Però la droga non mi ha tolto la memoria". Minà lo ha visto magro e obeso, ferito dalla vita e poi improvvisamente rinato, in cerca di un posto in cui ripararsi. Lo ha sentito per telefono fino allâultimo â la voce quieta e sofferente così diversa da quella gioiosa dei tempi dâoro - e ha capito che intorno a lui si era creato il deserto. Sospira: "Napoli non ha avuto tempo di amarlo fino in fondo, è stato lâultimo campione umano di uno sport ormai disumano". Ma forse a Napoli Maradona non sarebbe morto solo.