I sei motivi per cui Conte ct è un controsenso clamoroso

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I sei motivi per cui Conte ct è un controsenso clamoroso

Antonio Conte è ufficialmente il ct della Nazionale italiana maggiore di calcio. L’ex tecnico della Juventus subentra al dimissionario Cesare Prandelli, con un evidente cambio di impostazione di tutta la gestione. Si tratta di due approcci diversi al calcio, due personalità differenti e anche di due stipendi non paragonabili. Eppure, benché Conte con la Juventus abbia fatto un gran lavoro, che gli è valso la considerazione come uno dei migliori allenatori d’Europa, ci sono dei punti che stridono in tutta questa vicenda. Andiamo ad analizzarli.

1) MA NON ERA STANCO? – A maggio, Conte era ancora allenatore della Juventus, ma già aveva lasciato presagire che probabilmente se ne sarebbe andato. “Sono stanco – aveva detto – non so se rimango, devo valutare”. E aveva spiegato che erano stati tre anni belli, ma molto intensi, che gli avevano esaurito tutte le energie. E’ vero che ci sono state le vacanze di mezzo ed è vero che al tecnico salentino piacciono le sfide difficili, ma è vero anche che questo incarico non sarà sicuramente dei più riposanti, almeno all’inizio. Conte dovrà infatti sostenere tutta una serie di incontri, visionare i giocatori, cominciare a pensare alle convocazioni e poi disputare un’amichevole con l’Olanda nella sua Bari d’adozione, città che gli ha dato tanto a livello personale, ma che ora lo attende per il primo durissimo esame. Un esame vicino: il 4 settembre.

2) “SARO’ L’ALLENATORE DEL POPOLO ITALIANO”… DAVVERO? – Nella conferenza stampa di presentazione, Conte ha dichiarato: “Sarò l’allenatore di tutto il popolo italiano”. Eppure, almeno per ora, non è così. Conte, vuoi perché chi vince fa sempre la figura dell’antipatico, vuoi perché davvero il tecnico spesso con le sue dichiarazioni non ha fatto un gran lavoro per attirarsi le simpatie dell’opinione pubblica, fino a poco tempo fa era sostanzialmente amato da un solo popolo: quello juventino. Ora, però, con questa serie di scelte, si è giocato l’appoggio anche dei cuori bianconeri, che l’hanno criticato aspramente. Conte quindi si ritrova contro praticamente tutta l’Italia e se si considera che anche il neoeletto presidente della FIGC Carlo Tavecchio alla gente non piace per nulla, l’avventura di questo nuovo gruppo di lavoro in Federcalcio parte più in salita che mai. E basterà un solo passo falso per attirarsi addosso un’altra valanga di critiche che contribuiranno a rendere l’ambiente ancor meno sereno dopo la figuraccia fatta ai Mondiali.

3) “RIPARTO DAL BLOCCO JUVE”, QUINDI CHE COSA E’ CAMBIATO? – A luglio Conte aveva gelato tutti, dopo il famoso tweet della Juventus di maggio in cui lo si annunciava allenatore bianconero anche per questa stagione, dicendo che lasciava il club torinese per una conclusione naturale del rapporto e per calo di motivazioni. Adesso il tecnico leccese si ritrova a capo di un gruppo allo sfascio, da ricostruire, che come base non può comunque prescindere dai giocatori di quella stessa Juventus che lui ha abbandonato, in quanto squadra più forte d’Italia almeno fino alla chiusura dello scorso campionato. Ed è lui stesso che lo ammette: “C’è poco tempo per inventarsi le cose. La base sarà il blocco Juventus, ripartiamo dalle certezze e poi vediamo”. E quindi? Che cosa è cambiato rispetto a prima? La sensazione è che sia cambiato sostanzialmente solo il campo d’allenamento: da Vinovo a Coverciano.

4) EPPURE C’ERA ASTIO CON LA FEDERAZIONE… - Nelle parodie popolari, la prima parola che si usa quando si imita Antonio Conte è “agghiacciante”. Ed era l’aggettivo che il tecnico aveva usato per definire la situazione in cui era incorso dopo la squalifica di quattro mesi per omessa denuncia nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse. Non l’aveva presa bene allora, usando toni molto duri nei confronti della FIGC e in generale di chi l’aveva condannato. E, non contento, ribadisce anche stavolta che fu una condanna durissima che causò del dolore a lui e alla sua famiglia. In un certo senso ci vuole coraggio: non è da tutti accettare di lavorare per chi, a tuo dire, ti ha fatto un torto gravissimo e ti ha pugnalato alle spalle…

5) UN COSTO ESORBITANTE PER UN PERIODO DI CRISI – A meno che non si tratti di soldi… E si sa che i soldi cambiano ogni prospettiva. Conte dice di aver accettato i parametri del suo predecessore, eppure si parla di un compenso da circa 4 milioni di euro. Contando che alla Juventus prendeva di meno (3 milioni) e che Prandelli non arrivava ai 2 milioni (di sforzi congiunti tra Federcalcio e sponsor), il discorso non trova riscontri coerenti,. E’ vero anche che è intervenuta la Puma per sostenere la FIGC nell’elargire il compenso al nuovo ct (e la Federazione dovrebbe accollarsi 1,6 milioni, cioè quanto prendeva Prandelli in totale), ma in questo momento in cui lo sport italiano è in crisi, poteva essere di buon esempio da quella che lo stesso presidente Tavecchio definisce “la Federazione più importante d’Italia” fare uno sforzo economico al ribasso. Le altre Federazioni languono, la buona parte degli impianti sportivi in Italia ha bisogno di una manutenzione massiccia e qual è la prima mossa per dare un segnale forte all’opinione pubblica? Creare un altro nababbo con i soldi dei contribuenti…

6) TAVECCHIO NON VUOLE CHI HA PRECEDENTI CON LA GIUSTIZIA SPORTIVA, MA SOLO IN B – Agghiacciante o meno, alla fine la squalifica di Antonio Conte è arrivata ed è stata inevitabilmente scontata. E ora si ritrova ct della Nazionale. Eppure il Consiglio federale e lo stesso Carlo Tavecchio hanno lasciato intendere che per la questione dei ripescaggi in Serie B non verranno prese in considerazione le società che hanno precedenti con la giustizia sportiva. Quindi le squadre no, ma le persone sì… E a domanda precisa, come al solito Tavecchio si ritrova in difficoltà con le parole e fornisce una spiegazione che non chiarisce un bel niente, se non che nel calcio italiano funziona sempre alla stessa maniera: tante belle parole, ma poi i fatti vanno in un’altra direzione. Del resto, Prandelli col codice etico aveva fatto la stessa cosa, punendo pesantemente Criscito e sorvolando sulla posizione di Chiellini. E in Italia, ma questa volta dappertutto, siamo bravissimi nell’applicare il principio del “Ma tanto lo fanno tutti. Perché lui si e io no?”.

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