Marino: "Giusto bacchettare Sarri. Quanto mi piace la catena mancina del Napoli. La Juve non è in crisi, sono le gambe che non vanno"

Rassegna Stampa  
Marino: Giusto bacchettare Sarri. Quanto mi piace la catena mancina del Napoli. La Juve non è in crisi, sono le gambe che non vanno

Ecco l'intervista di Tuttosport a Pierpaolo Marino, ex dirigente di Napoli ed Atalanta. 

Buongiorno, Pierpaolo Marino: dunque per lo scudetto è già Juventus-Napoli? 
 
«Credo proprio di sì. Le due squadre mi sembrano superiori rispetto al resto del campionato. Anzi, credo che difficilmente perderanno tanti punti con gli altri avversari, rendendo gli scontri diretti decisivi per il titolo». 
 

Ci dica tre pregi della Juventus. 
 
«La solidità mentale e la compattezza di squadra, in una parola la mentalità. La compattezza difensiva che sta tornando quella di prima. E la capacità di andare in gol con molti uomini e in modi molto diversi fra di loro». 
 
Allegri, però, deve ancora trovare il modo di far convivere i nuovi campioni. 
 
«Per me la Juventus ha solo un problema fisico, né mentale né tecnico. Sono le solite partenze con le gambe legnose delle squadre di Allegri e quando non va la gamba si può avere l’impressione che sia il progetto tattico a non funzionare. Sono lo stesse “crisi” di Cagliari o Milano. Ma davvero 5 vittorie su 6 partite certificano una crisi? Non scherziamo... Contro l'Inter, per esempio, i giocatori di Allegri arrivavano sempre dopo gli altri sul pallone. E se la Juventus vince ora che è imballata, mi chiedo cosa potrà fare tra un mese e mezzo, quando la gamba girerà». 
 
Tre pregi del Napoli. 
 
«La forza in casa, ovvero lo spietato rendimento casalingo. La catena di sinistra che rimane perfettamente funzionante come l’anno scorso: Ghoulam, Hamsik, Insigne o Mertens dialogano in modo molto proficuo. Ma il bello è che quest’anno aprono spazi a destra. Perché tutti sanno della forza di quei tre e vengono attratti da quella parte, da dove a memoria viene effettuato un lancio a cercare l’inserimento a destra di Callejon, che arriva alle spalle della difesa avversaria, puntualmente colta di sorpresa. L’anno scorso era Higuain a finalizzare il lavoro della catena di sinistra, ora Milik e Gabbiadini tendono a stringere a sinistra anche loro, aprendo lo spazio a Callejon». 
 
A proposito di Higuain: la Juventus deve imparare a servirlo meglio? 
 

«Con Dybala e Pjanic può dialogare nel modo giusto, perché a lui piacciono le triangolazioni, non solo i cross dal fondo. Questa Juventus ha piedi buonissimi, quindi è l’ambiente migliore per il Pipita: potrebbe mettere a punto i triangoli per lui. Ma Higuain sa segnare in ogni modo: i suoi movimenti sono un manuale di calcio per gli attaccanti, se dovessi insegnare qualcosa a una giovane punta, gli mostrerei un video di Higuain. E’ facile servirlo quando aggredisce gli spazi come a Zagabria, o quando si inserisce come contro il Sassuolo». 
 

Il fattore Champions inciderà più sulla Juventus o sul Napoli? 
 
«Quest’anno il Napoli ha una rosa più vasta e competitiva. Se si pensa che Maksimovic, Giaccherini e Rog sono stati utilizzati pochissimo o per niente si ha l’idea delle alternative valide che ha il Napoli. Alla Juventus mancano Marchisio e... Witsel, che era stato praticamente acquistato e, quindi, serviva. La Juventus ha più un potenziale da gol con Pjanic e Higuain, ma il Napoli ha più ricambi. L’anno scorso quando la Juventus balbettava, il Napoli non aveva i ricambi giusti e così a gennaio, quando la Juventus è scattata, il Napoli aveva il fiato corto». 
 

Insomma, Sarri fa male a lamentarsi? 
 
«Sì, pure De Laurentiis l’ha bacchettato. E’ evidente che quando il presidente ha parlato degli arbitri non difendeva certo il lavoro degli stessi, dei quali sappiamo tutti cosa pensa. Ha voluto mandare un messaggio all’allenatore. Il passaggio chiave era: “Non bisogna crearsi degli alibi”». 
 
Allegri subisce la pressione di un mercato faraonico? 
 
«Conosco bene Allegri, che ho lanciato come giocatore, e dico di no. Affronta la professione senza che la pressione rappresenti un problema per lui. A Milano ha gestito Ibrahimovic quando era molto difficile. E sta migliorando nella comunicazione, avvicinandosi sempre di più ad Ancelotti, il tecnico al quale lo accosto di più».

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