L'editoriale di Sconcerti: "Nazionale, siamo soli. La rivoluzione può farla un capo stabile, non uno che ha l’incarico per due settimane"

Rassegna Stampa  
L'editoriale di Sconcerti: Nazionale, siamo soli. La rivoluzione può farla un capo stabile, non uno che ha l’incarico per due settimane

Vi proponiamo come di consueto l'editoriale di Mario Sconcerti per l'edizione odierna del Corriere della Sera: Né

Vi proponiamo come di consueto l'editoriale di Mario Sconcerti per l'edizione odierna del Corriere della Sera:

Né bene né male, quasi innocenti, ma sconfitti nettamente da un’Argentina sperimentale, più preoccupata di piacere al suo tecnico che di tirare in porta. Era una partita abbastanza segnata dall’equivoco. Si parlava di ripartenza, quasi di rivoluzione, ma non era così. La rivoluzione può farla un capo stabile, non uno che ha l’incarico per due settimane. Di Biagio ha giustamente pensato a se stesso, la rivoluzione era un rischio che non meritava. Ha provato con quello che aveva e il risultato è tornato puntualmente a essere lo stesso. Con un’aggravante, le novità sono state irrilevanti, quasi ignorate dal corpo vecchio della squadra. Chiesa non ha avuto un pallone, Cutrone nemmeno. C’è stata squadra solo per un quarto d’ora nel secondo tempo quando abbiamo portato più giocatori in area. Il resto è stato un lungo palleggio degli altri nemmeno troppo ispirato, quasi prudente, come se tutto fosse un esperimento leggero. Il risultato è stato una conseguenza quasi aritmetica della differenza di qualità. In questo tempo di tante partite importanti, un’amichevole diventa peraltro un corpo estraneo, risparmi tutto quello che puoi. E andando piano, alla fine vince sempre il migliore. Non è un problema di risultato, con l’Argentina oggi perdere è quasi un destino. È il poco visto che annuncia di nuovo la difficoltà. Siamo davvero a corto di argomenti, come se il buio fosse diventato un mestiere. Sotto tanti aspetti è stata una partita ingiusta perché di nessuno. Né dei vecchi né dei giovani, non di Di Biagio né di una presidenza federale giustamente commissariata. Tutto era già in transito. Ed era un’Argentina senza Messi. Ma il problema non è più l’avversario da molto tempo, siamo noi. Abbiamo anni e anni di sconfitte alle spalle, perfino con Lippi, perfino con Prandelli. Ora non so se serva audacia o pazienza, non costruiamo più giocatori. Non basta dirci allo specchio che i giovani sono bravi quando gli avversari ci superano e i vecchi negano il nuovo. Ora davvero siamo soli.

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