Il Roma - Gabbiadini, un gol e tanta rabbia da smaltire. Ma per essere al top bisogna crescere ancora

Rassegna Stampa fonte : Il Roma
Il Roma - Gabbiadini, un gol e tanta rabbia da smaltire. Ma per essere al top bisogna crescere ancora

Se una rondine non fa primavera un gol non fa rinascita definitiva, ma parziale sì. S’è sbloccato Gabbiadini: basta questo per tranquillizzarsi, per analizzare – d’ora in avanti – il suo momento psicofisico in maniera differente, per far tornar d’attualità (dunque lecite) le aspettative più intense sul suo conto. Mancava solo la rete all’attaccante che si dannava al centro dell’attacco. Movimenti tentati, pressing agli avversari, corse sfrenate per recuperare palloni persi: tutto pur di riconquistare il morale.

SCOSSA. Sabato sera è risorto per un istante col mancino letale che ha trafitto Sorrentino. L’esultanza rabbiosa ne ha raccontato il malessere interno avvertito da tempo: Gabbiadini corre ad abbracciare Callejon perché è lui l’artefice del suo ritrovato sorriso. Lo spagnolo, generoso come pochi, lo pesca in area consapevole della necessità dell’attaccante di andare a rete. L’assist è preciso, pulito, perfetto, perfino geniale. Il gol solo apparentemente banale. Gabbiadini la indirizza sul palo lungo con forza e potenza, come sa fare da sempre, senza pensarci troppo su, cogliendo l’attimo che non è di una vita ma di una notte decisiva sì. Sarri ha puntato su di lui sfruttando il fattore psicologico: sapeva, l’allenatore del Napoli, che la gara col Chievo poteva essere quella decisiva per il suo ritorno al gol. Così è stato e non tutto è (sempre) frutto della casualità.

CRESCITA. Ma un gol, come detto, non deve illudere in vista del futuro. Gabbiadini continuerà a studiare da prima punta per diventare, un giorno, l’attaccante ideale al centro dell’attacco. Oggi è diamante grezzo ma ibrido: nel 4-3-3 di Sarri continua ad alternare movimenti corretti ad altri rivedibili. Deve crescere e migliorare soprattutto l’intesa coi compagni, le geometrie e i tagli da effettuare per essere pescato non solo al limite dell’area ma anche a due passi dal portiere, da rapace del gol. Il primo ad esserne consapevole è lo stesso attaccante, differente da Milik per caratteristiche tecniche ma non per qualità. Il polacco, ad esempio, dialoga meglio con la squadra perché abituato da anni a giocare in un sistema di gioco simile (anche all’Ajax aveva due esterni d’attacco al suo fianco). Gabbiadini ha agito prevalentemente da seconda punta o ala offensiva, decidendo un giorno, sicuro di sé, di voler proseguire la sua carriera solo da attaccante centrale.

BALLOTTAGGIO. In vista della sfida europea contro il Benfica, mercoledì sera allo stadio San Paolo, Sarri ha già (quasi) fatto la sua scelta. Dovrebbe essere Milik a partire dal primo minuto. Si tratterebbe della seconda presenza europea da titolare dopo la doppietta al debutto contro la Dinamo Kiev. È una volontà, questa, di natura tecnica e tattica: contro i portoghesi, rullo compressione nel proprio campionato, servirà un attaccante in grado di difendere palla e far salire la squadra nei momenti di maggiore difficoltà. Gabbiadini sarà la carta ideale da giocare nella ripresa, a seconda del risultato: potrà sfruttare - eventualmente – varchi invitanti nei quali infilarsi con la freschezza del corpo, delle idee e, soprattutto, della testa: è quella, più di tutto, a fare la differenza.

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