Eraldo Pecci: "Ti insegno a palleggiare col destro, dicevo a Maradona. Verdi ha fatto bene, a Napoli non avrebbe giocato"

Rassegna Stampa  
Eraldo Pecci: Ti insegno a palleggiare col destro, dicevo a Maradona. Verdi ha fatto bene, a Napoli non avrebbe giocato

Eraldo Pecci, ex giocatore di Napoli e Bologna, ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Repubblica, dove ha commentato il rifiuto di Verdi al Napoli.

Eraldo Pecci, ex giocatore di Napoli e Bologna, ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Repubblica, dove ha commentato il rifiuto di Verdi al Napoli. Pecci, ha sentito? Verdi resta al Bologna. Dove lei tornò, 32 anni fa, da Napoli, dando un calcio a uno scudetto in arrivo. «Ci avrei scommesso. Anzi, venerdì al Campione da Ivo l’avevo pronosticato. Ero col dottor Ricci, con Colomba, e dicevo che per me sarebbe finita così. Sarri che prende uno da 6.5 in pagella non mi convinceva…».

Ma guardi che è Sarri che voleva Verdi. Ed è Verdi che ha declinato l’invito. «Sì sì, ho sentito, in effetti non è mica una questione secondaria quella. Simone qui sta bene, gioca. A Napoli avrebbe giocato?”.

Lei che dice? «È probabile che l’idea di Sarri fosse quella di aumentare il valore della rosa. Se guardiamo i titolari il Napoli è competitivo, se guardiamo la rosa lo squilibrio con la Juve resta. Verdi avrebbe giocato al posto di Mertens? Per me no, al posto di Callejon forse, al posto di Hamsik no, al posto di Insigne neanche, gli avrebbe fatto da riserva. Ma il valore dell’organico con lui sarebbe aumentato. A Bologna però Simone è protagonista, qui si sta bene, le sue perplessità sono legittime».

Napoli però gli offriva un milione e passa in più all’anno per quattro stagioni. «Ma a Bologna prende comunque un buono stipendio, non è mica una vitaccia la sua».

Lei invece da Napoli venne via all’alba del primo scudetto. «Sì, me ne andai l’anno precedente. Feci il percorso inverso, ma è un’altra storia. Sapevo di lasciare una gran bella squadra, eravamo arrivati terzi, c’era gente di mentalità, oltre a Maradona. Solo che io avevo due figli piccoli, mi stavo separando, volevo essere più vicino a casa».

Come si stava a Napoli? «Benissimo, al di là del folclore e della saggistica. Io abitavo a Posillipo, stesso palazzo di Maradona, lui al primo piano, io al piano terra. ‘T’insegno un po’ a palleggiare col destro’, dicevo sempre a Diego . Che risate. Non mi sarei mai mosso, avevo tre anni di contratto, mi volevano tutti un gran bene. Io poi sono così, non mi sarei mai mosso dal Bologna, poi non mi sarei mai mosso dal Toro, poi da Firenze, e quindi da Napoli. Ma feci questa scelta, come ho detto, per motivazioni non calcistiche».

Così dal Napoli passò al Bologna, in B. Prima con Guerini, poi con Fabbri. L’anno dopo arrivò Maifredi. «Non me ne sono mai pentito. Non dissi no a Napoli, scelsi per altri motivi. La vita è così, decidi e poi vai. I se e i ma, dicono nelle Marche, sono il paradiso dei coglioni”.

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