Corbo: "Non c'è traccia di Hamsik contro l'Udinese! Da Milik non si poteva prescindere, Sarri ha rivisto le ossidate gerarchie"

Rassegna Stampa  
Corbo: Non c'è traccia di Hamsik contro l'Udinese! Da Milik non si poteva prescindere, Sarri ha rivisto le ossidate gerarchie

Di seguito vi proponiamo il consueto editoriale di Antonio Corbo per La Repubblica. L’incubo dura anche troppo. Per un’ora sembra che neanche

Di seguito vi proponiamo il consueto editoriale di Antonio Corbo per La Repubblica.

L’incubo dura anche troppo. Per un’ora sembra che neanche l’imminente sfida alla Juve ecciti un Napoli squilibrato e stanco. Si misura con una squadra che arriva con 45 punti in meno e 9 sconfitte consecutive. La ripresa è esaltante, difficile dimenticarla, ma il primo tempo avvilente, quando ci si mette anche la Var: fa scattare una sirena di allarme.

Non funziona più? Si può discutere sui rigori, ma come può l’occhio magico degli arbitri ignorare un fuorigioco, se non c’è nulla di più nitido e onesto della geometria e delle sue linee? Ma il gol del ceco Jankto, pur avariato e da annullare, fa paventare una crisi profonda e precoce della squadra che aveva annunciato lo scudetto 2018. A sei partite dalla fine, il Napoli sbanda. Visti ieri Hamsik e Callejòn, sembra convincere una tesi. Il Napoli è stanco proprio perché ha giocato troppe volte in formazione incompleta: quante volte Hamsik malinconico primatista delle sostituzioni e Callejòn insostituibile per grazia ricevuta sono stati impalpabili, virtualmente assenti?

Sulle sbandate incidono l’abilità di Barak e l’opacità di Diawara, il coraggio dell’Udinese che prova a giocarsi tutto quando la mediana che scricchiola nella fase passiva. Di Hamsik non c’è traccia: anche la cresta nera sparisce come la torretta di un sottomarino. Diawara è ondivago nei contrasti e nelle proposte. Zielinski porta vivacità alla fase attiva, ma allarga il vuoto che sulla sua destra crea Iankto, con Hysaj spesso a disagio nel primo tempo. Il calcio premia chi ha voglia di rischiare. E ieri Sarri ha finalmente rivisto le ossidate gerarchie, inserendo dall’inizio l’invocato Milik. Dal gigante polacco non si poteva prescindere: se è stata lodevole la prudenza del Napoli nel calibrare il suo impiego dopo il secondo infortunio, è euforizzante il contributo che ha saputo dare per le ultime due vittorie, sfiorando ancora lui la terza a Milano. Non ci fosse stata quella manata di Donnarumma, sarebbe stata ancora più avvincente Juve-Napoli. Ma lo sarà comunque. Non solo Milik, che Sarri a missione compiuta ha giustamente ritirato. Non solo Insigne, che torna al Napoli ragazzo di cuore e talento. Non solo Zielinski, dinamico e creativo anche quando si è trasferito a sinistra per rilevare Hamsik e far posto ad Allan. Non l’Udinese che giocando senza quelle odiose barriere, lascia spazi interessanti, liberando il Napoli dalla ossessione. Ma splende in questo Napoli il ricordo del secondo e terzo gol: Albiol e Tonelli, due difensori, in avanti a gentile richiesta, traducono nelle reti della svolta altrettanti calci piazzati. Segno che il Napoli in laboratorio non trascura nulla.

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