di Claudio Russo – twitter:@claudioruss
Può l'assenza di un calciatore influire così tanto sul rendimento degli altri? In certi casi, sì. Eccome. E' successo quest'anno, nel Napoli, ad uno dei pilastri della difesa agli ordini di Rafa Benitez.L'anno scorso l'asse centrale formato da Pepe Reina e da Raul Albiol era uno dei punti forti del Napoli. Pepe in porta a guidare praticamente tutta la difesa, a prescindere dagli errori che hanno portato comunque il Napoli a subire più gol della Juventus o della Roma. Pepe a sbraitare nei confronti di Federico Fernandez, cresciuto esponenzialmente nella scorsa stagione e venduto allo Swansea per 10 milioni, e di Raul Albiol che, dopo una stagione con più ombre che luci (e spazi) al Real Madrid, era chiamato al riscatto.
Andando via Pepe Reina, il Napoli ha deciso di puntare su Rafael. Tutto bene, insomma. Oppure no. Fino all'infortunio di Swansea, il brasiliano aveva mostrato le sue doti ed aveva offerto delle buone prestazione considerando, in fin dei conti, il suo status di secondo portiere. Promosso a titolare, e tornando dal crac al ginocchio, Rafael semplicemente non è stato più lo stesso. Qualche uscita a vuoto lì, qualche parata non eccelsa là: i problemi che ne sono scaturiti hanno finito con il travolgere anche lo stesso Raul Albiol.
Poco carismatico? Può darsi. Raul, dall'alto della sua esperienza internazionale, avrebbe dovuto e potuto mettersi alla guida dell'intera retroguardia azzurra. Ha preso al suo fianco Kalidou Koulibaly e qualche volta si sono 'coperti' a vicenda in caso di errori. Errori di comunicazione come a Bilbao in occasione del gol di Aduriz, errori di posizionamento come a Bergamo sul gol di German Denis. Un pallone non spazzato in tribuna, un salto in anticipo (troppa sicurezza?) con il pallone che beffardamente lo supera. L'assenza mentale di Pepe Reina ha finito con il condizionare Albiol e tutta la retroguardia azzurra, un'assenza che Rafael ed Andujar in coppia non riescono a colmare almeno a livello di carisma e leadership. Ci provano, ma non ci riescono.
Qualche mese fa Albiol dichiarava a più riprese: "A Napoli ho imparato a soffrire, in Serie A non esistono partite facili e sto imparando cose nuove ad ogni allenamento" e "Errori? Ci sono momenti in cui subiamo di più: il problema è di tutti, non di noi difensori. Facciamo degli errori, ma capita un po' a tutte le squadre". Il problema, forse, è che questi errori, durante la stagione, hanno impedito al Napoli di lottare per qualcosa in più del terzo posto, risultato ormai minimo in campionato per salvare un torneo positivo, sì, ma lontano dai sogni dichiarati in una maniera un po' troppo ardita da chi gestisce la SSC Napoli.
RIPRODUZIONE RISERVATA