Dal pari con l'Inter alla vittoria di Torino: la Lazio di Eriksson insegna che nulla è perduto

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Diego Simeone con la maglia della Lazio esulta dopo il gol contro la JuventusDiego Simeone con la maglia della Lazio esulta dopo il gol contro la Juventus

"E' la lotta scudetto più appassionante degli ultimi anni", "finalmente una squadra che può guardare negli

"E' la lotta scudetto più appassionante degli ultimi anni", "finalmente una squadra che può guardare negli occhi e sfidare la Juventus", "questo Napoli è maturo abbastanza per trionfare". Quante volte abbiamo sentito queste frasi e quante volte i tifosi del Napoli si sono impettiti nel sentirle pronunciate da tutti gli addetti ai lavori? Orgoglio, passione e convinzioni, però, immediatamente scomparsi alle prime difficoltà. 

Sono bastati, infatti, il KO contro la Roma e il mezzo passo falso con l'Inter e le vittorie della Juventus con la Lazio, l'Udinese e quella di stasera contro l'Atalanta nel recupero della 26a giornata per far sprofondare la piazza in una depressione tanto profonda quanto inspiegata. Il +4 spaventa inevitabilmente, ma i giochi sono tutt'altro che chiusi. E' vero, i bianconeri sembrano una corazzata inarrestabile, la fortuna pare essere dalla loro parte ed hanno una rosa tale da poter riuscire a gestire al meglio il doppio impegno, seppur gravoso, Champions-Campionato. C'è un però.

La speranza arriva dal passato

"Historia magistra vitae", dicevano i latini. "La storia è maestra di vita". Ed è proprio dal passato che arriva un barlume di speranza per il tifo azzurro. Stagione 1999/2000, la Juventus allenata da Ancelotti domina in lungo e in largo e, a 8 giornate dalla fine, ha ben 9 punti di vantaggio sulla Lazio di Eriksson dopo il pari di quest'ultima contro l'Inter (corsi e ricorsi storici) e la batosta (più per il morale) con il Verona. Più del doppio del distacco e un numero di gare minore da disputare rispetto alla situazione attuale del Napoli. Come è finita? Con i biancocelesti scudettati grazie ad una rimonta rimasta nella storia. Una scalata spaventosa iniziata con il successo in rimonta nel derby con la Roma e la concomitante sconfitta dei torinesi in casa del Milan e passata attraverso un inevitabile ostacolo: la trasferta di Torino con la Juventus.

1° aprile del 2000, la location è lo stadio Delle Alpi: i capitolini si impongono per 1-0, espugnano Torino grazie al gol di un certo "Cholo" Diego Pablo Simeone e si portano a -3 dalla Juventus con 6 gare ancora da disputare. Da quel momento, percorso netto per la Lazio che le vince tutte e ne pareggia una, mentre la Juventus viene messa KO in altre due occasioni, con Verona e Perugia. Morale della favola? Eriksson ed i suoi campioni d'Italia con un punto di vantaggio.

La vittoria dello scudetto, dunque, se non fosse chiaro, passa da Torino e dall'Allianz Stadium anche per il Napoli: bisogna andar lì e vincere, anche solo per dimostrare pure sul campo di essere per davvero più forti dei rivali. E che sia chiaro per tutti, squadra e tifosi: niente drammi fino al fischio finale dell'ultima partita della stagione. I verdetti sono rinviati, per ora.

RIPRODUZIONE RISERVATA (C)

di Gaetano Pantaleo

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