ESCLUSIVA - Schillaci: "Ricordo Napoli-Juve finita 5 a 1. Zeman? Si lamentava sempre. Ecco il motivo di quel 'ti faccio sparare' a Poli. Carriera da allenatore? No, preferisco godermi la vita. Potevo vestire l'azzurro, ma.."

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ESCLUSIVA - Schillaci: Ricordo Napoli-Juve finita 5 a 1. Zeman? Si lamentava sempre. Ecco il motivo di quel 'ti faccio sparare' a Poli. Carriera da allenatore? No, preferisco godermi la vita. Potevo vestire l'azzurro, ma..

di Fabio Cannavo

Ha scritto la storia del calcio italiano, ha toccato l'apice del calcio internazionale. E' siciliano, anzi, palermitano. Salvatore Schillaci, un uomo del Sud, un uomo che nonostante le sue radici ha quasi sempre giocato al Nord. L'esperienza in Giappone, le sfide con Maradona e il suo futuro 'libero' da impegni professionali. La redazione di CalcioNapoli24.it ha raggiunto il campione Schillaci per un'intervista a tutto tondo:

Un palermitano che non ha mai giocato a Palermo. Anzi, la sua carriera cominciò a Messina. Ci racconta l’episodio del suo mancato approdo in rosanero da giovane? “Successe trentatrè anni fa, avevo 16 anni. Io giocavo in una squadra di provincia che è diventata il mio centro Sportivo, l'Amat, e disputavamo i campionati giovanili. Io ero uno che segnava molto. Ero richiesto da svariate società, così com'era richiesto Mancuso, mio compagno di squadra. Il Palermo ci voleva a tutti i costi e fece un'offerta di 25 mln di vecchie lire, mentre il Palermo ne voleva 32. Per l'Amat, sette milioni, erano tanti e gli avrebbero fatto comodo, per cui la trattativa saltò del tutto. Si fece avanti il Messina che comprò sia me che Mancuso. Ero stato acquistato per giocare in Primavera, ma dopo il ritiro con la prima squadra, il mister decise che avrei fatto parte dei 'grandi' per tutto il campionato. Un bel giorno mi buttò nella mischia, segnai e da lì nasce lo Schillaci calciatore”.

A Messina prima Scoglio, poi Zeman. Che rapporto aveva col boemo? Come finì la stagione a livello personale? “Zeman è un grande preparatore atletico, uno che ti fa lavorare molto fisicamente. Le sue squadre sono proiettate ad un gioco offensivo, meno alla fase difensiva. Si trova bene nelle squadre di provincia perchè valorizza i giovani e si respira aria serena. C'era un buon rapporto tra di noi, lui si lamentava sempre, voleva determinate cose da me, ma io ero 'tosto'. Feci 23 gol, giocavo sia al centro che sulla fascia. Fu un campionato eccezionale”.

La Juventus, il suo primo grande club. Che ambiente trovò a Torino? Cosa ricorda delle sfide col Napoli? C’è un episodio particolare legato agli azzurri? “La sfida che ricordo benissimo è stata quella della gestione Maifredi, quando c'era la Supercoppa, perdemmo 5 a 1 al San Paolo. C'era Maradona e Silenzi. Era il secondo anno in cui ero alla Juve. Napoli somiglia molto a Palermo, è una città che vive di calcio. Tra i calciatori e la tifoseria c'è sempre stato un bellissimo rapporto. Non mi hanno mai fischiato. Ah, a Napoli ho anche fatto il militare...”

Capocannoniere ai Mondiali del ’90. La semifinale contro l’Argentina di Maradona proprio al San Paolo. Ci dica tutto su quella serata. Come mai si rifiutò di calciare il rigore? “C'era anche Maradona quella sera. Quella partita sapevamo fosse difficile e c'era un po' di contrasto tra i tifosi del Napoli e quelli dell'Italia. C'era tanto entusiasmo al San Paolo. Passammo in vantaggio con un mio gol, poi finì come tutti non si aspettavano. Mi rifiutai di calciare uno dei cinque rigori perchè dopo i supplementari, mi facevano male gli adduttori, ho preferito far calciare qualcun altro. Uscimmo dalla Coppa, ricordo che rimasi un'ora fermo negli spogliatoi prima di fare la doccia per il rammarico”.

Il suo ‘ti faccio sparare’ a Fabio Poli, durante un Bologna-Juventus nel ‘90. La fecero passare per killer, come andò la faccenda? “Era un Bologna-Juve, mi fischiarono un rigore a favore e lui, Poli, si avvicinò dicendomi che il rigore non c'era e che m'ero buttato. La contestazione fu pesante, sono stato attaccato in quel momento. Lui cominciò a provocarmi con frasi pesanti, mi pestò e mi sputò addosso. Volevo reagire, in quel momento m'è scappata quella frase. In fondo, quando uno vuol far sparare qualcuno non lo avvisa. Mi pento di averla detta, ero molto nervoso. A me diedero una giornata di squalifica, a lui due. In futuro ci siamo rincontrati, finì in campo la faccenda”.

Passò dalla Juve all’Inter e lei dichiarò che in quella scelta di trasferirsi c’entrava la separazione da sua moglie. Era vero? “Facemmo un'annata disastrosa con la Juventus. Pensai che la società mi voleva far fuori perchè non stavo vivendo un buon periodo sotto il profilo sentimentale. Quando uno non è sereno e non è tranquillo, può far male anche sul lavoro. La società, che era molto seria, pensò di vendermi all'Inter”.

Terminò la carriera in Giappone, al Jubilo Iwata. Che calcio è quello giapponese? E’ vero che la trattarono da re? “I giapponesi sono stupendi, un popolo molto preciso, per me è stata un'esperienza fantastica. Ero privilegiato rispetto ai miei compagno di squadra perchè la società spese molto per il mio cartellino, ero una pedina fondamentale per loro”.

Napoli, mai stati contatti con gli azzurri? “Mai, però mi avrebbe fatto piacere. La città mi piace, il pubblico è meraviglioso. Uno come me poteva fare bene. Dopo l'Inter potevo pure venire a Napoli, sares stato felice. E' una città che adoro. Quando vado a Napoli mi chiamano Antonio, pensando che Totò derivi da quel nome, anziché da Salvatore”.

Napoletani presi di mira in ogni stadio d’Italia, quasi. Secondo lei, a cosa è dovuto quest’odio? “Non è un problema che esiste solo nei confronti del Sud. C'è un problema di fondo, la violenza c'è sempre stata negli stadi. Non si può buttare fango su una città come Napoli perchè c'è brava gente. Credo che Napoli sia migliorata molto sia a livello calcistico che di tifo. Ci vogliono leggi molto severe, proprio come hanno fatto in Inghilterra”

Lei crede nel progetto De Laurentiis? Giustifica la rabbia dei tifosi nei confronti del patron? “Il pubblico si aspetta sempre qualcosa di più. Se tu hai la possibilità di poter spendere tanto e hai un cammino costante e di vertice, poi ti ritrovi in una situazione diversa... il pubblico non ha pazienza. Credo che De Laurentiis abbia fatto molto bene a Napoli, è un presidente molto impulsivo. Ha speso tanto, ma anche ha incassato. Le società italiane, ad oggi, spendono molto di meno rispetto a tempo fa. Il Napoli può avere un grande futuro”.

Come mai non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di fare l’allenatore? “E' una domande importante. Ho preferito girare, fare fiction in tv e ospitate varie. La vita va anche vissuta. Fare l'allenatore vuol dire avere molte pressioni, senza vedere la famiglia. Io mi voglio godere la vita, mi alzo la mattina e faccio ciò che desidero e non do conto a nessuno, mi diverto. Poi c'è chi vuole continuare e guadagnare molto di più. Io giro il mondo, conosco gente, sono passati tanti anni e c'è sempre chi mi ricorda con affetto”.

Napoli-Palermo di mercoledì sera. Possibile colpaccio dei siciliani? A quale calciatore dovranno stare attenti gli azzurri? “Il Napoli è più forte rispetto al Palermo. Il Napoli nelle ultime due partite ha ottenuto zero punti e sarà una gara molto agguerrita. Il Palermo lotterà per non retrocedere, farà molta fatica per salvarsi. Zamparini non ha fatto acquisti importanti, è una squadra di bassa classifica. Iachini dovrà sudare per ottenere risultati. Il Napoli è una squadra completa in ogni reparto, è una crisi passeggera questa. Gli azzurri dovranno stare attenti a Dybala, un attaccante interessante che sta uscendo fuori quest'anno”.

Il nuovo Schillaci? “E' difficile dirlo. C'è Zaza che è un attaccante importante e lo sarà anche per la Nazionale. C'è anche Ciro Immobile che ricorda il vecchio Totò in alcune circostanze”.

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