ESCLUSIVA - Pozzi: "A Napoli ci allenavamo col Tango di Montesanto, non avevamo niente! Vi racconto una scena indimenticabile con De Laurentiis. Ecco perché Gabbiadini non è esploso. Milik? E' brutto dirlo ma..."

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ESCLUSIVA - Pozzi: A Napoli ci allenavamo col <i>Tango</i> di Montesanto, non avevamo niente! Vi racconto una scena indimenticabile con De Laurentiis. Ecco perché Gabbiadini non è esploso. Milik? E' brutto dirlo ma...

Oltre 70 gol segnati in 250 partite tra Serie A, Serie B e Lega Pro, di cui 1 anche con la maglia del Napoli. Ha lasciato un segno indelebile nella storia e nel cuore dei tifosi dell'Empoli e della Sampdoria, con quest'ultima diventata ormai sua squadra del cuore. L'ospite di oggi di CalcioNapoli24.it è Nicola Pozzi, attaccante attualmente alla Pro Piacenza e doppio ex nella sfida di domani tra Napoli e Pescara. Il bomber di Rimini si è concesso ad una lunga intervista ai nostri microfoni:

Innanzitutto come stai Nicola? Come ti stai trovando a Piacenza?

“Bene, tutto bene. Sto ritrovando la condizione fisica. Speriamo in un buon girone di ritorno, dobbiamo lottare per mantenere la categoria. Sarà una bella sfida in questo 2017!”

Sei stato uno dei primi acquisti del Napoli di De Laurentiis, che ricordi hai di quell'esperienza?

“Ho ricordi bellissimi, soprattutto della città. Vivevo a Posillipo. Diciamo che la società non era organizzata come è organizzata ora. I primi mesi eravamo a Peastum ad allenarci. Quando iniziammo il campionato, una bella soddisfazione arrivò subito alla prima giornata con un bel gol segnato da me al Lanciano. Dopo poco purtroppo mi infortunai, e a gennaio andai al Pescara in uno scambio con Calaiò. Al Pescara per poco non beccai Sarri in panchina. L'ho conosciuto però, visto che vado a trovare spesso i miei amici ad Empoli, quando c'era lui ho avuto il piacere di conoscerlo. Purtroppo, non ho avuto la fortuna di essere allenato da lui però”.

Il compagno con cui ti sei legato di più?

“Di quei tempi lì, sinceramente nessuno. Il punto è che sono rimasto a Napoli praticamente 4-5 mesi, diverso il discorso che c’è stato ad Empoli e alla Sampdoria, dove sono stato 4 anni o 4 anni e mezzo, lì si creano rapporti più consolidati. A Napoli non c’è stato nemmeno il tempo per farlo”.

E' vero che mancavano i palloni nei primi allenamenti del Napoli a Peastum?

“Sì, vero. I primi 2-3 giorni di allenamenti non c'era niente, pantaloncini, magliette, palloni: niente. Ricordo che Carmando, il massaggiatore, andò a comprare l’occorrente solo qualche giorno dopo. I palloni? Sì, Usammo quello di Montesanto, un Tango, per allenarci il primo giorno. Era tutto in costruzione, era una corsa contro il tempo per formare la squadra e anche per tutta l'organizzazione che c'era intorno”.

Se ti dico Aurelio De Laurentiis, cosa ti viene in mente?

“Una persona di grande impatto e grande personalità. Alla prima vittoria in casa, entrò negli spogliatoi a festeggiare con noi con Guido Lembo, il cantante. e tutti insieme cantammo e festeggiammo per la vittoria, lui entrò con la chitarra. Fu bellissimo. Una cosa simpaticissima”.

Le tue 4 reti al Cagliari con la maglia dell'Empoli sono state riportate alla memoria di tutti recentemente, dopo il poker di Mertens al Torino. Che ricordi hai di quella partita del dicembre del 2007?

“Ero giovane, ero in rampa di lancio. Fu un bellissimo giorno, se li avessi fatti oggi a quell'età sarei andato in una grande squadra. I tempi adesso cono cambiati, bastano 15  partite giocate per andare in una grande. Questo  da un punto di vista per i giovani è un bene, è importante per loro crederci, le opportunità si ampliano un po' per tutti. All'epoca nelle grandi c'erano Trezeguet, Totti, Gilardino e compagnia bella, ora c'è un po' più di spazio. Forse anche troppo, prima ci si lamentava che i giovani non giocavano, ora invece è il contrario. Penso ce ne siano troppi in giro in Serie A, devono giocare quando sono forti. Ci vorrebbe il giusto compromesso”.

Toglici una curiosità, ad Empoli non volesti operarti all'anulare destro per via degli impegni con la squadra toscana e con la nazionale Under 21. Com'è andata realmente la vicenda?

“Era una vicenda che fu riportata male, non ho assolutamente perso la funzionalità di quel dito. Era solo un problema ad un tendine del dito, funziona e ha sempre funzionato perfettamente tutto con la mia mano. Mi sarei potuto operare per sistemare quel tendine, ma avrei dovuto perdere 3-4 mesi di campionato. Mi ricordo che ci fu anche un articolo all'epoca, venni paragonato ad un motociclista che si amputò un dito…”.

A proposito di operazioni, purtroppo ne hai subite due in particolare dopo le rotture dei due legamenti crociati anteriori del ginocchio. Che consigli daresti a Milik, appena tornato a disposizione?

“Tutti ti dicono “tornerai più forte di prima”. Ma vi assicuro che è già tanto se uno torna come prima, anche se ora con le tecniche che ci sono si torna in campo meglio sicuramente. Il primo anno è quello più delicato, devi risentire un tuo ginocchio che tu in realtà non hai più. E' brutto dirlo ma è così. Bisogna ritrovare il gesto tecnico soprattutto. Sono per non accelerare i tempi, è più un rischio che un vantaggio. Se Milik giocherà è perché evidentemente se la sente, altrimenti sarebbe un grande rischio”.

Sei stato compagno di Gabbiadini alla Sampdoria, che ricordi hai di lui? Come ti spieghi questa mancata esplosione col Napoli?

“Sicuramente un bravo ragazzo, silenzioso. Un tipo molto taciturno, ma un ragazzo serio. Ha sicuramente grande qualità. Probabilmente non è proprio una prima punta, poi sostituire un mostro in quel momento come Higuain che ha fatto 40 gol con tutta la pressione addosso, non sarebbe stato facile per chiunque. Milik arrivando dall'estero magari l'ha sentita meno questa pressione. Rimane sempre un ottimo giocatore, spero possa fare bene e possa rifarsi. Sicuramente non era facile per nessuno sostituire Higuain, non è un giocatore che può giocare prima punta pura nel 4-3-3”.

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