ESCLUSIVA - Moriero: "Al Napoli grazie a Zeman: ero infortunato, ma il club lo sapeva! Sarei 'perfetto' per Benitez, stravedo per Callejon. Mazzarri? 'Voto' Rafa. Così nacque la mia famosa esultanza..."

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ESCLUSIVA - Moriero: Al Napoli grazie a Zeman: ero infortunato, ma il club lo sapeva! Sarei 'perfetto' per Benitez, stravedo per Callejon. Mazzarri? 'Voto' Rafa. Così nacque la mia famosa esultanza...

di Fabio Cannavo

Lecce, Cagliari, Roma, Inter e Napoli. Senza dimenticare la Nazionale maggiore e i Mondiali in Francia '98. Francesco Moriero è il nostro ospite del giorno. Un passato sia in nerazzurro che in azzurro, Inter-Napoli è alle porte, chi più di lui poteva svelarci retroscena relativi alle due realtà? La redazione di Calcionapoli24.it, l'ha intervistato in esclusiva per voi.

Hai iniziato nella tua città natale, Lecce. Cosa si prova a indossare la maglia per la quale hai sempre tifato? E’ vero che si sente una responsabilità maggiore? “Indossare la maglia della propria città è molto emozionante e ti costringe ad avere una maggiore concentrazione in campo e fuori. E' importante per un calciatore provare questo genere di sensazione. Te la porti dietro per tutta la vita”.

E' un po' ciò che è accaduto a Lorenzo Insigne, catapultato in prima squadra dopo soli tre anni di gavetta tra C e B. Ti aspettavi qualcosa di più dall'attaccante partenopeo? “Sicuramente non tutti rispondono alla stessa maniera. C’è chi trova difficoltà, come magari sta capitando a Insigne, ma il valore del ragazzo non si discute. C’è bisogno di tempo, ma arriverà a tagliare grossi traguardi col Napoli”.

Nella tua carriera c’è anche un’avventura a Cagliari. Cellino? Che personaggio è? “Quando lo conobbi mi resi conto che è un grande conoscitore di calcio. E' un presidente al quale piace vivere a 360° lo spogliatoio e vuole sapere qualsiasi cosa dei suoi calciatori. Arrivai a Cagliari ed ero un suo pupillo, avevo un rapporto fantastico con lui. Un giorno mi presentò un 'ragazzetto' della Primavera del Cagliari e mi chiese di assisterlo e seguirlo in ogni suo passo. Per lui i calciatori devono sentirsi a casa propria. E' un uomo al quale piace sperare di poter vincere qualcosa”.

Il passaggio all’Inter e poi il Napoli nel 2000. C’era Zeman in panchina. Fu lui a chiamarti per andare in azzurro? “Sì, venivo da tre stagioni fantastiche all’Inter, poi ebbi un piccolo infortunio, ma fui chiarissimo con la società del Napoli. Non a caso non son riuscito mai a esprimermi a grandi livelli a Napoli. Conoscevo il calore del pubblico che si sposava con le mie caratteristiche di gioco. Ebbi la fortuna di avere Zeman all’inizio, poi fu esonerato. Non riuscì a dare quel contributo perché dovevo curarmi. Ricordo che rientrai troppo presto dall'infortunio per dare una mano a Zeman e alla squadra, ma non mi andò proprio bene”.

Che aria si respirava in quel periodo. C’era caos societario, la squadra ne risentiva? “Sicuro, noi arrivammo con grandi aspettative, la gente ci accolse alla grande, ma in settimana vivevamo dei problemi societari che ricadevano anche sul campo. Non c’era stabilità, Pavarese cercava di fare da tramite tra società e squadra, c'erano grossi problemi societari. Il Napoli aveva una squadra forte, però quest’equilibrio non è mai stato trovato”.

Solo un gol in Serie A con la maglia del Napoli, in quel Napoli-Bologna terminato 1 a 5. Ricordi che 'batosta'? “Prendemmo cinque gol simili, Signori ne fece tre. Quando eravamo sul 3 a 1 avevamo la sensazione che la partita si potesse recuperare. Zeman ci aveva insegnato che la squadra doveva giocare nella stessa maniera, sia se si era in vantaggio che in svantaggio. Da quel giorno iniziò il vero calvario”.

Esonerato dopo quattro partite dall’incarico di allenatore del Lecce. Cos’è che non ha funzionato quest'anno? “Quando c’è da ricostruire tutto, ci vuole pazienza. Mi avevano chiesto di ricostruire ambiente e squadra. Noi allenatori viviamo sotto il profilo del risultato e se non arriva....la società fa le proprie scelte. C'è poca pazienza”.

Ad oggi il Moriero del Napoli sarebbe Callejon, un po’ per il ruolo, un po’ per il numero di maglia. E’ lui la vera rivelazione del Napoli di quest’anno? “Lui vede di più la porta rispetto a me, io facevo più assist senza tralasciare il gol. E’ un giocatore forte, piace vederlo giocare, ti dà gusto. Per il modulo di Benitez è perfetto. Uno po' come lo sarei stato io...”

Come giudica l’operato di Benitez? E quello di Mazzarri all’Inter? “Benitez è stato criticato più del dovuto. Ha portato un calcio diverso rispetto a Mazzarri che bada di più all’equilibrio e si basa sulle caratteristiche dell'avversario. Benitez è uno che vuole giocarsi la partita, vuole giocatori offensivi, ma questo può non bastare. Credo che Benitez stia facendo un gran lavoro. In Italia si vede un calcio troppo tattico e siamo stati abituati a lavorare così. Sono con Benitez perchè credo che il calcio sia fantasia”.

Se lei fosse il presidente di una società che punta a vincere a chi affiderebbe la propria panchina? Mazzarri o Benitez? Sempre che Moriero rifiuti… “A me piace Benitez perché fa il calcio che faccio io. Il calcio è fatto di episodi, Benitez sia in Champions che in campionato ha fatto bene. Non tutti sono Antonio Conte che riesce subito a vincere il campionato. Darei fiducia a Benitez”.

Un giorno preferirebbe allenare l’Inter di Thohir o il Napoli di De Laurentiis? Andrebbe d’accordo col vulcanico presidente del Napoli? “Quando si arriva in certi club sei arrivato al massimo. De Laurentiis lo preferisco a Thohir, è più sanguigno, ti dice le cose come stanno. Preferisco lui anzichè vedere un presidente che sta al margine dei fatti. Tra l'uno e l'altro scelgo sempre Moratti”.

A tanti piaceva la tua esultanza, quando lustravi gli scarpini di chi aveva segnato. Quand’è che nacque questo rito? “ Nacque dopo un grandissimo gol di Recoba sul calcio di punizione. Lo facevo dopo i gran gol dei miei compagni. Era un gesto di umiltà verso la giocata da campione. Erano loro che venivano da me a farseli lustrare...gli scarpini”.

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