De Rosa: "Vincere a San Siro col Bari fu magico! Rifiutai un ritorno a Napoli. Grande rapporto con Mazzarri, Borriello e le donne..."

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De Rosa: Vincere a San Siro col Bari fu magico! Rifiutai un ritorno a Napoli. Grande rapporto con Mazzarri, Borriello e le donne...

Nasce a Dusseldorf ma il suo cuore è napoletano, fin da bambino ha una sfrenata passione per il calcio. Cresciuto nel settore giovanile del Napoli, esordisce

Nasce a Dusseldorf, ma il suo cuore è napoletano. E fin da bambino ha una sfrenata passione per il calcio. Cresciuto nel settore giovanile del Napoli, Gaetano De Rosa esordisce in maglia azzurra il 16 maggio 1993 seguito da altre due presenze con i colori partenopei in massima serie. Poi inizia il suo girovagare per l'Italia, vestendo le maglie di Palermo, Pistoiese, Savoia, Bari, Reggina e Genoa. Un libero classico, un ex ottimo difensore centrale intervenuto in esclusiva ai microfoni di CalcioNapoli24.it. 

Ex difensore di Napoli e Genoa, due squadre che si affronteranno al San Paolo. Gli azzurri per ritornare alla vittoria, i rossoblu per ipotecare la salvezza...

"I valori sono sicuramente differenti, il Napoli è una squadra per eccellenza e ci sta facendo sognare. Il Genoa da diverse settimane con l'arrivo di Ballardini è riuscito a trovare la sua dimensione. E' una squadra che fa del temperamento la sua forza, ha qualità ed è una squadra che vende cara la sua pelle. Contro il Milan ha perso al 95', quindi una formazione difficile da affrontare. La differenza con il Napoli è notevole ci sono in palio tre punti importante per un obiettivo importante: il Genoa, invece, è alla ricerca di punti per la salvezza tranquilla".

Dopo la sconfitta con la Roma e il pareggio con l'Inter, a Napoli si è passati da un ottimismo sfrenato al pessimismo leopardiano. Pensi che la lotta scudetto sia ancora aperta?

"Questo passare da un eccesso all'altro è la malattia della nostra società, quindi non abbiamo equilibrio nonostante siamo adulti e ci esaltiamo o deprimiamo facilmente. Il Napoli resta esaltante nonostante i due risultati non positivi, è un Napoli che sta scrivendo pagine importanti della sua storia calcistica, per tanto non possiamo permetterci di pensare che sia un momento negativo per Napoli. Il risultato del campo non è l'unico risultato. Ci sono tantissimi risultati che contano, a mio parere, più di quello che può essere un risultato di una partita. Io ci credo ancora, sono convinto che il Napoli non ha niente da rimproverarsi e sono convinto che fino alla fine lotterà per lo scudetto".

Col passare del tempo, a suon di ottime prestazioni, Kalidou Koulibaly ha conquistato i cuori dei tifosi del Napoli. Le voci di mercato su di lui non mancano, un tuo commento...

"Koulibaly ormai si è consolidato nel nostro campionato, è riuscito a lavorare sui propri limiti, riuscito ad esaltarsi, riuscito a comprendere il nostro calcio. Oggi è diventato uno dei difensori più importanti".

Al Napoli resta solo il campionato, dopo l'eliminazione dall'Europa League e Coppa Italia. Secondo te è giusto questo atteggiamento da parte degli azzurri di concentrarsi solo su un obiettivo?

"Per rispondere in maniera appropriata senza accodarsi a voce di popolo, dovremmo parlare con gli addetti ai lavori e comprendere le loro risposte per avere gli elementi necessari per giudicare. Non conoscendo effettivamente i fatti, quali sono state le indicazioni del tecnico e della società, sinceramente non posso rispondere".

Hai esordito in Serie A con la maglia del Napoli il 16 maggio 1993 a Pescara. In quella squadra spiccano come compagni di reparto Fabio Cannavaro e Ciro Ferrara. Cosa ci racconti di loro? Qualche aneddoto?

"Tutte le volte in cui ero nei pressi della prima squadra ero giorni che trascorrevo in silenzio tombale, c'era curiosità, entusiasmo e timidezza di chi di fronte ha i fenomeni del calcio e anche lui da un giorno all'altro si trova a spogliarsi accanto a questi campioni. Mentro per quanto riguarda Fabio e Ciro, orgoglioso di due grandi campioni che hanno fatto la storia del calcio. Con Fabio sono cresciuto sin da piccolo, abbiamo la stessa storia nel settore giovanile del Napoli".

Hai vestito la maglia del Bari dal 1994 al 2004. Da non dimenticare la vittoria a Milano contro l'Inter di Ronaldo per 2-3...

"Sensazione speciale, serata magica, sensazione di aver lottato contro i grandi del calcio, contro i fenomeni confidando nei nostri mezzi, con l'aiuto dei compagni, con un pizzico di fortuna, con il sacrificio. Siamo riusciti a portare a casa un risultato impossibile, ma non è stata l'unica impresa. Era la prima di Ronaldo appena approdato in Italia, è stata una serata magica".

Nel Bari hai giocato con Antonio Cassano, come spieghi la mancata esplosione di FantAntonio?

"Antonio ha fatto qualcosa di importante, ma a me piace pensare che lui pova fare qualcosa di più importante per il nostro calcio, per se stesso e per la Nazionale. Lo abbiamo visto al di sotto delle sue potenzialità, abbiamo visto solo il 50%. Lo saprà soltanto lui se mai ci fosse una ragione, noi abbiamo auspicato che un giorno avesse tirato fuori tutto il suo talento, però purtroppo ha lasciato qualcosa per strada".

Dal 2004 al 2006 hai indossato la maglia della Reggina, allenata da Walter Mazzarri. Allenatore di cui i napoletani hanno un ottimo ricordo. Che personaggio è? Come vive la settimana e la partita?

"Per me è stato importante, un grande allenatore che con grande consapevolezza dei suoi punti di forza e dei propri limiti. Ho avuto un grandissimo rapporto con lui, sono stati due anni importanti a Reggio Calabria".

Dopo la parentesi calabrese, sposi il progetto Genoa in Serie B. Se ti dico 10 giugno 2007, Genoa-Napoli, a cosa pensi...

"La grandezza della vita che abbia scelto il destino di due realtà che mancavano nel calcio che conta, cioè nella massima serie, da decenni. Ha riservato la piacevole giornata di magia pura e lo stadio era gremito da napoletani e genovani con un gemellaggio storico che li ha portati a vivere la promozione in A. Per me è stata una festa non doppia ma di più. Da napoletano, giocare con il Genoa, arriva la promozione e in quel campionato fai otto gol, è stato un anno fantastico".

Confermato dalla dirigenza rossoblu in A, in attacco hai assistito all'esplosione di Marco Borriello, lo scugnizzo napoletano. Che tipo era?

"Marco probabilmente avrà pagato il peso di essere troppo bello nel mondo del calcio che a volte certe cose diventano dei veri e propri tabù. A volte non si è avuto un giudizio lucido e obiettivo nei suoi confronti, troppo prevenuti da questi aspetti. A parte questa simpatica battuta, è stato un anno importante per lui in cui si è affermato, protagonista assoluto e ci ha permesso di arrivare ad una salvezza tranquilla".

Hai lasciato Napoli nel 1995 e non sei più tornato. Mai accostato al Napoli?

"Sì, i primi anni quando ero a Bari in Serie A. Al Napoli c'era il direttore generale Iuliano che mi chiese se voleva rientrare, ma ormai decisi di no perché avevo capito che la mia strada era un'altra".

Lasci il calcio all'eta di 35 anni. Una scelta che prima o poi ogni calciatore deve fare, com'è non giocare più a calcio?

"Tutto arriva nel momento giusto, basta avere le motivazioni giuste per voltare pagina. Io vivo ancora di calcio ma era arrivato il momento in cui le motivazioni mi portavano a chiudere quella pagina della mia vita e occuparmi di altre cose. Ringrazio la vita per questa possibilità".

La Nazionale italiana non disputerà i prossimi Mondiali in Russia, un fallimento per il calcio italiano...

"In questo momento storico l'Italia aveva bisogno di un collante forte e non c'era miglior occasione per poter ristabilire un equilibrio sociale come l'avvento del Mondiale. Perdita da tutti i punti di vista, da quello economico a finanziario e sociale. Credo che bisogna porre i presupposti per rivoluzionare il calcio del nostro paese dalla nostra identità ben precisa e senza dover necessariamente pensare di andare a vedere o trovare risposte in altre realtà".

Un pensiero a Davide Astori...

"Rabbia e delusione, la vicenda Astori ha preso un piede soltanto quando un ragazzo per bene e a 31 anni ci ha lasciato. La cosa più triste del nostro giornalismo e degli addetti ai lavori è vedere che pongono attenzione solo sul risultato, su un fallo se fischiato oppure no, su situazioni di gioco discutibili o meno. Nessuno mai ha avuto la decenza di parlare di questi ragazzi che ce l'hanno fatta e che sono la parte sana del nostro mondo calcistico e fanno delle puntate in vita e non in morte. Tutti ne hanno parlato, ma tutti si sono riempiti la bocca dopo che un ragazzo per bene ci ha lasciati. Non vedremo mai dei giornali nazionali importanti parlare quotidianamente dei nostri ragazzi, di questi esempi, di ragazzi che attraverso i valori, la semplicità, l'impegno, riescono ad arrivare all'obiettivo. Ci riempiamo la bocca di cose che non hanno niente a che vedere con il calcio".

Un commento sulla promozione in D del Savoia...

"Un grosso abbraccio e i complimenti a Torre Annunziata perché domani il Savoia festeggia il ritorno importante nel calcio. Inizia a riscrivere pagine di calcio importanti".

Attualmente ricopri il ruolo di direttore tecnico della Scuola Calcio Real Casarea...

"Io voglio apprendere quanto più è possibile e mettermi in cammino in una realtà e dimensione dove mi sento adeguato e dove posso esprimere tutto me stesso. Ho deciso di cominciare dalla scuola calcio perché mi ha permesso di riprendere il mio cammino. E' una realtà che mi alletta, mi gratifica da tutti i punti di vista perché i ragazzi sono la parte più sana della nostra società. Esprimere tutto me stesso in questa avventura, mi fa sentire bene".

di Simone Scala (Twitter: @SimoneScala17)

©RIPRODUZIONE RISERVATA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE

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