L'Ancelottismo è più a sinistra del Sarrismo

Editoriale  
Carlo AncelottiCarlo Ancelotti

L'Ancelottismo è più a sinistra del Sarrismo, ieri con l'Udinese Ancelotti ha dimostrato che il suo Napoli è un gruppo unito in cui tutti sono uguali e lavorano

“Lavorare meno, lavorare tutti!”

Questo era uno slogan molto diffuso in Italia durante i moti del 1968, quando movimenti operai e studenteschi di sinistra sbocciavano in tutto il Belpaese, alla ricerca di quei diritti e quella rivoluzione che era stata promessa al mondo qualche decennio prima. Il problema fondamentale era il lavoro: troppo poco, troppo stancante, per pochissimi eletti. E così, ripensando a quanto dicevano Marx e Lenin sulla giornata di lavoro dell’operaio nella società socialista, a gran voce tutti invocavano turni più brevi, in modo da inglobare molte più persone nei processi produttivi. Una bella idea che oggi appare lontana più che mai dalla realtà. Ieri il Napoli di Carlo Ancelotti non ha soltanto vinto contro l’Udinese, ha stravinto. Perché ieri, forse definitivamente, il nuovo allenatore degli azzurri ha dimostrato per l’ennesima volta, anche ai più fedeli sarristi, che l’Ancelottismo è più a sinistra del Sarrismo.  

Ancelotti vince gol gruppo

Ieri non è stata solo una vittoria, ma una vittoria di gruppo, un insieme di persone che hanno lottato per un obiettivo comune, dandosi una mano e facendosi trovare pronti nel momento del bisogno. Dopo appena 2 minuti di gioco, Simone Verdi si è accasciato. Ricordate l’ansia che percuoteva i cuori azzurri quando uno dei titolarissimi di Sarri lamentava dolori fisici? Un’ecatombe. Ieri invece, con molta tranquillità, Ancelotti ha inserito dentro Fabian, rimodellando la mediana. Risultato? Lo spagnolo segna un gol sublime.

Ci sono problemi sulle fasce? Titolare il nuovo acquisto Malcuit. La fascia che con Sarri è sempre stata di Hysaj, addirittura da non permettere ad una bandiera come Maggio di scendere in campo per salutare i suoi tifosi, ieri è stata affidata totalmente al franco-marocchino, che è risultato devastante, con tanto di palo ed un rigore procuratosi all’attivo.

Sul finale, dopo aver fatto entrare Hamsik dalla panchina dandogli quel riposo necessario a permettergli di usare le sue qualità contro una squadra stanca, dentro Rog, quello che con Sarri aveva il mero compito di spaccare l’azione avversaria. Ieri, invece, sontuoso ad ogni tocco, ha addirittura trovato la via del gol. Con Sarri, per sbloccarsi, ha impiegato 56 presenze, con Ancelotti appena 6. Ed ora può davvero riprendersi la Nazionale, che non lo ha convocato per il Mondiale a causa dello scarso minutaggio in azzurro. Per non parlare del coraggio nel convocare Luperto, del recupero psicologico e tattico di Maksimovic, della rinascita di Ounas

L'Ancelottismo è la vera sinistra

Il più grande risultato di Sarri, dopo l’idea di gioco rapida, veloce ed offensiva, è la stagione di Gonzalo Higuain, che ha battuto tutti i record portandosi a ben 36 gol in una stagione di Serie A. Un uomo solo, che viene riempito di elogi e di medaglie grazie al lavoro di un gruppo intero che gli forniva assist a ripetizione. Il collettivo che si sacrifica per un individuo, che l'anno dopo sarebbe andato a rinforzare la Juve. Con Ancelotti, invece, tutti lavorano, tutti sono felici, tutti si dividono il da farsi. Nessuno è scontento, non esistono gli intoccabili, assenti del tutto le prime linee e la seconda scelta. Ora tutti sono parte di un processo produttivo sopraffino che non aliena e non annoia, che non schiaccia e divide, ma che unisce. E non è forse questo il vero socialismo?

di Antonio Anacleria - Twitter: @NinoAnacleria

©RIPRODUZIONE RISERVATA 

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