Credete alle favole? Io sì. C'era una volta un principe azzurro, di nome Hugo...

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Credete alle favole? Io sì. C'era una volta un principe azzurro, di nome Hugo...

Credete alle favole a lieto fine? Io sì. Vedete il secondo giocatore a partire da sinistra, il numero 15, sicuramente lo conoscerete, si chiama Hugo. A 16 anni voleva smettere di giocare perchè il suo allenatore Danil Figueredo lo scartò ad un provino: "Ho già 5 esterni destri, non mi serve". Ma il dirigente del Moron, Angel D'Andrea, gli diede fiducia. Il Toro di Coronel Baigorria non lo sapeva, ma la scalata al successo era già iniziata. Un giorno, per caso, s'infortunò il difensore del Gallo: "Chi mettiamo in difesa? Hugo vai tu". Un esterno offensivo combinerebbe macelli schierato in un'altra posizione, invece.... Migliore in campo! Sugli spalti un dirigente di un club emiliano, in Sudamerica per affari, lo nota e contatta subito il patron Garilli in Italia. "Presidente, ho scoperto un campione, gioca in terza categoria qui a Buenos Aires". Hugo, orfano di padre, si era trasferito da qualche anno a casa dello zio Sergio che è stato proprio lui ad insistere affinchè il giovane continuasse a coltivare il sogno di diventare un calciatore della primera Division. "Margarita, tranquilla, ci penso io a tuo figlio. So che ha un carattere un pò ribelle, lo crescerò come un figlio e magari cercerò gli trasmettergli anche la passione per il giornalismo". Ma il destino aveva riservato un copione diverso al giovane 'chitarrista' in erba. Niente articoli, ma un biglietto di solo andata verso l'Europa, destinazione Piacenza. L'impatto col calcio nostrano non è dei migliori, ma è risaputo, 'matare' un toro non è semplice. Sangue, sudore e arena e il giovane Cordobes guadagna la fiducia del suo primo allenatore, Andrea Agostinelli. Panchina, ancora panchina ed infine il debutto contro il Bologna, poi l'Inter in casa. Tutto sembra filare liscio tranne il cammino del club biancorosso. Agostinelli viene esonerato, arriva Cagni. Sarà proprio il tecnico bresciano a trovare la giusta collocazione tattica a Campagnaro: centrale destro nella difesa a tre. E' la svolta. Prestazioni positive si susseguono, arriva anche la prima doppietta contro il Perugia di Miccoli. La stagione finisce e il ds Fulvio Collovati decide di esercitare il diritto di riscatto fissato in 80 mila euro. Un vero affare, considerato che poi 'Hugo Boss' verrà ceduto alla Samp per 1,5 mln. Del Piacenza diventa bandiera e capitano, il primo capitano straniero ad indossare la fascia dei Lupi. La media voto è altissima, ragion per cui diversi club si interessano alle sue prestazioni. Il Genoa di Preziosi fiuta la plusvalenza e trova l'accordo con il suo entourage, il giocatore parte per Genova per firmare ma come in un film subentra il terzo incomodo: Beppe Marotta. Il ds della Samp mette sul piatto più soldi e un quadriennale: si vira a Bogliasco. Con la maglia blucerchiata e con Mazzarri alla guida si consacra come uno dei migliori centrali della serie A, diventando in pochi mesi l'idolo della curva doriana. La formazione ligure strabilia e su di lui si scatena l'ennesima asta, a spuntarla è il Napoli di Pierpaolo Marino sulla Fiorentina: "Vieni qui da noi, ti farò un'offerta che non potrai rifiutare". La storia recente la conoscete tutti, ha un solo colore,  l'azzurro. El Campa è caduto diverse volte, ma si è sempre rialzato. La vita non gli ha mai regalato nulla. Ha dovuto sudarsi ogni cosa. Tante sofferenze l'hanno temprato, come l'incidente che in estate gli ha portato via il suo migliore amico Alvaro. "Non ci speravo più, quando me l'hanno comunicato mi sembrava di volare. Cercherò di onorare in nazionale la memoria di chi non c'è più". A 31 anni, sembrava impossibile. Questa camiseta della nazionale è per il padre, per Alvaro, per la madre, per Sergio, ma soprattutto per lui stesso. Per lui che non si risparmia mai anche quando le forze non sono quelle giuste per ben figurare in campo. Per lui che mantiene sempre un profilo basso perchè sa che le vette da scalare iniziano sempre dalla cima raggiunta, in una continuità senza soluzione. "Hugo, Hugo, Hugo". Al San Paolo l'abbiamo sentito diverse volte come grido naturale. In fondo il Napoli, come Hugo, nella sua vita è caduto e si è rialzato puntando sulle proprie forze e delle persone amate. La famiglia come i tifosi. Campagnaro e il Napoli, e tutti insieme, "siamo angeli con un'ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati" (cit.). Le favole esistono. Ci vuole solo la forza giusta per scriverle. E non c'è bisogno di lieto fine perchè chi lotta sa che non ci si può fermare mai.

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