Dossena: "Basta col calcio giocato, ora aspetto una chiamata per allenare! San Paolo spettacolare, col City fu impressionante..."

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Dossena: Basta col calcio giocato, ora aspetto una chiamata per allenare! San Paolo spettacolare, col City fu impressionante...

A 36 anni, dopo 16 anni di carriera e 10 club differenti, Andrea Dossena dice definitivamente addio al calcio giocato. L'ex Napoli lo ha confermato nel corso di un'intervista al Corriere del Mezzogiorno, dicendosi pronto per la nuova carriera da allenatore dopo aver conseguito il titolo a Coverciano. In azzurro dal 2010 al 2013 con Walter Mazzarri, l'esterno vanta 83 presenze e 3 reti all'ombra del Vesuvio. 

Hai smesso di giocare dopo l’avventura al Piacenza, cosa vuoi fare da grande?

«Ho già sostenuto il corso di allenatore, aspetto solo una chiamata».

Eliminare il Manchester City fu un’impresa inaspettata. Che ricordi hai di quell’esperienza?

«Entrambe le squadre avevamo poca esperienza a livello europeo, giocammo a Manchester con la serenità di avere poi la partita in casa con la tensione che trasmette il San Paolo. Sapevamo i loro punti di forza ma anche quelli di debolezza, per esempio eravamo consapevoli che potevamo metterli in difficoltà sotto il profilo tattico. Nel loro stadio abbiamo subito di più il loro potenziale offensivo, c’era un’atmosfera favorevole a loro. Andammo in vantaggio con Cavani, il Manchester City trovò il pareggio con una punizione di Kolarov. Fu un punto fondamentale, sapevamo che il Bayern Monaco fosse di un altro livello ma non ci aspettavamo il Villarreal così in difficoltà in un girone di ferro».

Che ricordi hai della notte dell’Etihad?

«Ho pochi ricordi di quella serata perché ero molto arrabbiato, ci tenevo tanto a giocare quella partita e, invece, Mazzarri preferì Zuniga con cui ero costantemente in ballottaggio. Il mister mi spiegò le sue ragioni, aveva bisogno di un giocatore con caratteristiche più difensive per essere più coperto sulla fascia sinistra ma io non la presi bene, ero molto nervoso».

E di quella del San Paolo invece?

«Che spettacolo, non ho mai visto il San Paolo così pieno, quando avevano loro il possesso del pallone i fischi erano assordanti, non riuscivo a parlare con i miei compagni».

Sarri ha dichiarato che nell’inconscio dei calciatori c’è il rischio che i giocatori possano preferire il campionato alla Champions. Sei d’accordo?

«Assolutamente no, metti caso che il Napoli avrebbe perso in maniera netta contro il Feyenoord, avrebbe sentito le scorie, la negatività anche in campionato. A Napoli l’entusiasmo è una risorsa fondamentale, può trasmettere tanto alla squadra in termini di convinzione e di energie positive. È sbagliato fare queste valutazioni a settembre-ottobre, disegnare questi scenari prima delle partite. Il girone è alla portata, il sorteggio è stato abbastanza fortunato e il Napoli ha le potenzialità per arrivare anche ai quarti di Champions League. Tutto è ancora aperto ma devono combattere soprattutto in virtù della sconfitta in Ucraina rimediata nella prima gara del girone. Il Manchester City è una squadra fortissima ma nella gara singola il Napoli se la gioca con tutti, l’ha dimostrato contro il Real Madrid, e lo Shakhtar deve venire a giocare a Napoli. Visti i tanti impegni, il turnover ragionato è la soluzione più giusta. Logicamente poi per tradizione è più difficile vincere la Champions che lo scudetto ma sono discorsi accettabili tra qualche mese, non a settembre o ottobre. Li facemmo anche noi, quando ci rendemmo conto che la Juve era imprendibile, dopo l’eliminazione rimediata contro il Chelsea, parlammo nello spogliatoio e condividemmo l’obiettivo: vincere la Coppa Italia. Il pensiero fu: “Ci è rimasto quello” e fu una grande soddisfazione vincere contro la Juventus di Conte ancora imbattuta. Siamo stati fortunati ad incontrare il Siena in semifinale prima di battere la Juventus nella finale all’Olimpico».

Hai detto che il Napoli potrebbe anche raggiungere i quarti di Champions League e, invece, per lo scudetto è veramente l’anno buono?

«È un gran bel Napoli, il punto di forza è il maestro Sarri. I giocatori beneficiano del lavoro dell’allenatore, basta osservare la crescita di Mertens per rendersene conto. Il calcio proposto dagli azzurri mi ricorda quello del Milan di Sacchi e del Barcellona di Guardiola, per ragioni anagrafiche non ricordo bene il gioco corale espresso dall’Olanda di Cruyjff. Non so se è l’anno buono, c’è la solita sfida con la Juventus. Nella formazione di Allegri non si sono ancora integrati bene i nuovi acquisti, su tutti Douglas Costa e Bernardeschi. È una realtà destinata a crescere, hanno preso giocatori importanti sul mercato, come per esempio Matuidi. Il Napoli e la Juventus sono le squadre favorite ma non sottovaluterei l’Inter che magari non propone un calcio spettacolare come il Napoli ma ha un potenziale molto alto».

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